Morti senza l’affetto dei cari e famiglie distrutte: un libro sul Covid di Antonella Lenti
11 Dicembre 2023 11:23
“Mai più soli e senza affetto” è il libro-testimonianza curato da Antonella Lenti, pubblicato da Amop (Associazione malato oncologico piacentino) a cui andrà il ricavato della vendita del volume che sarà presentato mercoledì 13 dicembre alle ore 17 nell’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
All’incontro, coordinato dal direttore di Libertà Pietro Visconti, interverranno la curatrice del volume la presidente di Amop Romina Piergiorgi e il professor Luigi Cavanna che firma l’introduzione del libro. Cavanna in quella fase della pandemia è stato un protagonista di primo piano con l’avvio delle cure a domicilio che hanno permesso a tante persone di essere salvate a casa. Le 160 pagine del libro – attraverso testimonianze anonime di familiari i cui cari non sono sopravvissuti alla prima e alla seconda ondata del Covid – vogliono essere un contributo per non dimenticare quel periodo terribile che ha visto la nostra provincia pesantemente colpita dai lutti.
Si racconta il contesto in cui la pandemia ha dilagato in modo incontrollato tanto da travolgere tutti. Le 13 interviste, per lo più rilasciate da donne, sono state raccolte dalle psicologhe del reparto di Oncologia Michela Monfredo (sua la prefazione nelle prime pagine del libro) e Camilla Di Nunzio. All’interno un servizio fotografico di Andrea Pasquali realizzato quando tutto l’ospedale era diventato “area Covid”.
Quelle storie sono state lo spunto per dare corpo ai capitoli del libro – suddiviso per temi – con l’obiettivo di proporlo come un racconto corale in cui ciascuno, in ogni capitolo, ritrova parte della propria storia e delle proprie sensazioni. L’obiettivo è far emergere quanto con la pandemia da Covid si siano intrecciate le vite di tante persone, malati, familiari, medici, infermieri, ma anche luoghi: case, ospedali, ambulanze. Un turbinìo inimmaginabile e spaventoso che ha determinato per molti mesi la sospensione della vita come l’avevamo conosciuta fino ad allora.
Il contesto: la prima e seconda ondata Covid
Si sta parlando della fase peggiore della pandemia quando ancora non esisteva il vaccino. Le testimonianze portano innumerevoli racconti di momenti drammatici dall’intensità sconosciuta. Un congiunto si sentiva male, veniva portato via dall’ambulanza e non si sarebbe più visto se non con qualche videochiamata, non sempre possibile. E poi in tanti casi arrivava la fine con quella “chiamata” così temuta.
“Suo padre, sua madre, sua sorella, si è aggrevata e non ce l’ha fatta”. Una comunicazione talvolta tra le lacrime di un medico o di un’infermiera a cui spettava l’ingrato compito.
E alla famiglia? Restava solo l’immagine del congiunto soccorso dall’ambulanza e poi sparito nel nulla. Nella prima fase della pandemia erano sospesi anche i funerali. Condizione vissuta nel racconto delle storie protagoniste delle testimonianze come una violenza nella violenza. Figlie, genitori, mariti, mogli come fili persi nel vuoto, come catturati da un’entità aliena, che dal letto dell’ospedale non potevano avere conforto dai parenti. Una sofferenza per i malati che si sentivano abbandonati al loro destino e per i familiari che avrebbero voluto poter fare qualcosa per alleggerire la condizione dei cari ricoverati.
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