Tipping points: cinque punti di non ritorno che la Terra sta per superare

14 Gennaio 2024 05:00

Capire cosa sia un punto di non ritorno è piuttosto intuitivo: un cambio di situazione dove non è più possibile ristabilire le condizioni di partenza.
Meno immediato è rendersi conto che la Terra sta per superare almeno 5 dei 16 “tipping points” individuati da un team di ricerca dell’Università di Exeter, all’interno di una delle analisi più esaustive che siano mai state prodotte sullo stato di salute del Pianeta.
Vanno immaginati come soglie, oltrepassate le quali la crisi diventerà irreversibile e quel sistema su cui si basa anche la nostra sopravvivenza sarà spinto verso uno stato completamente nuovo e sconosciuto.
Ma una buona notizia c’è: è possibile sfruttare questo meccanismo anche in senso positivo e alcuni Paesi ci sono già riusciti.
I tipping points sono stati isolati dopo un’analisi di oltre 200 pubblicazioni scientifiche da 26 Paesi del mondo, integrata con modelli climatici, osservazioni e ulteriori raccolte di dati. Vanno dal deperimento della foresta pluviale amazzonica, al collasso dei ghiacciai dell’Antartide occidentale. Dallo spostamento dei monsoni nell’Ovest dell’Africa, alla perdita dei ghiacci di montagna. Lo scorso dicembre un aggiornamento ha confermato quanto già previsto dallo studio: il riscaldamento globale ha pericolosamente accelerato la corsa verso queste soglie.
I cinque tipping points che la Terra sta per superare sono lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dei ghiacci dell’Antartide occidentale, l’estinzione delle barriere coralline di acqua calda, l’alterazione del sistema di correnti del vortice subpolare atlantico e la fusione del permafrost. Più la temperatura del Pianeta aumenterà, più il rischio sarà concreto.
Ciascun punto individuato è vitale. Un suo superamento innescherebbe una serie di cambiamenti irreversibili che trasformerebbero completamente il Pianeta su cui viviamo. Prendiamo ad esempio lo scioglimento delle calotte glaciali che porterebbe all’innalzamento di un metro del livello del mare. In queste condizioni, luoghi come Venezia o la Pianura Padana verrebbero sommersi.
E ancora. Se il sistema di correnti del vortice subpolare atlantico fosse alterato in modo irreversibile, ne deriverebbero grandi cambiamenti nella distribuzione delle precipitazioni e nelle condizioni meteorologiche a cui siamo abituati, dalle quali dipende, tra le altre cose, la produzione agricola.
Potremmo però sfruttare a nostro vantaggio queste reazioni a catena, puntando a tipping points positivi che inneschino, a loro volta, cambiamenti irreversibili verso un mondo più sostenibile. Uno di questi potremmo averlo già raggiunto, come sostiene Timothy Lenton, alla guida del team di Exeter: “Le azioni mirate di innovatori, governi, investitori e aziende hanno generato economie di scala che stanno spingendo la diffusione esponenziale delle energie rinnovabili in tutto il mondo”.
Sempre a Exeter, al Global Systems Institute, Femke Nijsse sta portando avanti una ricerca sul fotovoltaico, sostenendo che nel 2050 sarà la principale fonte di approvvigionamento. Un piccolo anticipo di futuro lo abbiamo avuto lo scorso novembre: per 6 giorni consecutivi il Portogallo è stato alimentato interamente da rinnovabili.
Stiamo insomma affrontando una fase di cambiamento che porterà conseguenze inevitabili alle quali dovremo adattarci. Allo stesso tempo, comprendere per tempo le minacce e supportare decisioni rapide in ottica di prevenzione dei danni più gravi è l’unica possibilità che abbiamo, secondo i ricercatori.

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