Nel 2023 i predoni di ferro e rame hanno fatto incetta di televisori, frigo e lavatrici

17 Gennaio 2024 05:00

L’anno dei predoni. Nel 2023 i trafficanti di elettrodomestici usati hanno fatto affari d’oro, ovviamente a spese dell’ambiente e della legalità.
Erion Weee, consorzio che gestisce il 60% dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche domestiche, ha trattato su tutto il territorio nazionale circa 232.000 tonnellate di Raee: una diminuzione del 6% rispetto al 2022.
In pratica, è come se in 12 mesi fossero sparite due Torre Eiffel.
L’Italia si mantiene così ancora troppo distante dai target di raccolta indicati dall’Unione europea, con circa 6 chilogrammi per abitante, a fronte di un obiettivo pari a oltre 11 chili.
Un calo che ha riguardato soprattutto il raggruppamento R3 (Tv e monitor), il quale, a dire il vero, aveva goduto di una crescita esponenziale nel 2021 dovuta all’effetto del “bonus rottamazione tv” e ha proseguito nella sua parabola discendente, segnando un ulteriore -31% rispetto al 2022.
Secondo gli esperti, il problema è essenzialmente uno: pochi controlli sulla filiera del corretto smaltimento. Ma se una bottiglietta di plastica al massimo viene gettata nell’indifferenziato, per i Raee è differente: “Esiste una zona grigia – spiega Erion – fatta di circuiti di gestione non ufficiali spinti, soprattutto, dal caro-materie prime, come ferro, rame e alluminio i cui valori sono cresciuti rispettivamente del 49%, del 48% e del 42% tra il 2020 e il 2023. Operatori borderline e soggetti non autorizzati, spesso indisturbati, estraggono dai Raee le materie più facili senza curarsi dell’impatto ambientale del trattamento. Un fenomeno dalle dimensioni enormi e che ha molte sfaccettature. Basti pensare ai quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) che, ogni anno, escono dalle case degli italiani e “scompaiono”. Eppure, parliamo di tipologie di apparecchiature che, complici le loro dimensioni, hanno un tasso di sostituzione del 90% e che, nella maggior parte dei casi, vengono correttamente conferite dal consumatore e prese in carico dai retailer. Eppure, le quantità di R1 (freddo e clima) ed R2 (grandi bianchi) che arrivano ai sistemi collettivi per poter essere gestite correttamente sono circa i due terzi nel primo caso e poco più della metà nel secondo”. E il resto? “Va ad alimentare flussi paralleli – risponde Giorgio Arienti, Direttore generale di Erion Weee – che sono in grado di prosperare anche a causa di controlli inadeguati da parte delle istituzioni. È necessario capire dove finiscono i rifiuti quando escono dalle case degli italiani. Ci vogliono più controlli mirati, occorre incrementare le ispezioni nei porti sui container in partenza dal nostro Paese e diretti verso l’Africa o l’Asia, per verificare se davvero contengono oggetti ancora funzionanti oppure unicamente Raee. E ancora, bisogna andare a verificare negli impianti che gestiscono altre tipologie di rifiuti (come, ad esempio, rottami ferrosi e non ferrosi, auto”.
Nonostante la decrescita, i risultati operativi di Erion Wee confermano quanto il settore sia strategico per l’economia circolare italiana: il tasso di riciclo delle materie prime seconde è stato infatti pari al 89,9% del peso dei Raee. In dettaglio, dalle circa 232.000 tonnellate gestite, il Consorzio ha ricavato più di 120.000 tonnellate di ferro, circa 5.000 tonnellate di alluminio, oltre 5.000 tonnellate di rame e 30.000 tonnellate di plastica.
Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha contribuito in maniera significativa anche alla lotta al cambiamento climatico, evitando l’immissione in atmosfera di circa 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari alla quantità di CO2 che verrebbe assorbita in un anno da un bosco di 1.690 kmq (esteso più della provincia di Ragusa), e generando un risparmio di oltre 314 milioni di kWh, paragonabile ai consumi domestici annui di una città come Bari (315.000 abitanti).

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