Opera di Elisabetta Sirani a Piacenza: “Dipinta a 17 anni in un’epoca difficile”
12 Gennaio 2024 14:13
Sarà inaugurata sabato 20 gennaio alle 17, presso la sede dell’Associazione Amici dell’Arte in via San Siro 13, l’esposizione dell’opera prima di Elisabetta Sirani (1638-1665), che sino al 3 febbraio sarà possibile ammirare negli spazi del complesso monumentale Ricci Oddi ogni venerdì, dalle 16 alle 19, nonché il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30.
Un evento eccezionale, reso possibile dalla generosa concessione in prestito del dipinto – sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza – da parte dell’Istituto Orsoline di Maria Immacolata dove il quadro, di cui a lungo si erano perse le tracce, è ora custodito. A illustrare i dettagli dell’iniziativa, patrocinata dall’Amministrazione comunale e presentata stamani in Municipio, il sindaco Katia Tarasconi, l’assessore alla Cultura Christian Fiazza e il direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese Antonio Iommelli, accanto al presidente degli Amici dell’Arte Stefano Marchesi, affiancato dalla consigliera Rosanna Pedegani e dal professor Massimo Pulini, dell’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Sarà il docente, in occasione dell’evento inaugurale, ad approfondire i contenuti dell’opera e la figura di Elisabetta Sirani – considerata a tutti gli effetti “fille prodige” della pittura bolognese del Seicento, la cui morte a soli 27 anni è avvolta da dubbi e suggestioni – in un intervento cui seguirà la lettura drammatica del brano “Il mistero di Elisabetta” di Stefano Antonio Marchesi, interpretato da Eleonora Marzani.
La pala d’altare raffigurante San Gregorio Papa con Sant’Ignazio di Loyola e San Francesco Xaverio fu dipinta dall’artista, oggi sepolta accanto a Guido Reni nella Basilica felsinea di San Domenico, a soli 17 anni, come si evince dal diario in cui lei stessa riferisce la commissione della tavola – la prima ufficialmente ricevuta nella sua carriera – da parte della Marchesa Spada, per una congregazione parmense. La nobildonna si identifica in Maria Veralli, consorte di Orazio Spada e madre di 12 figli, di cui sette femmine tra le quali una potrebbe (ma si tratta di un’ipotesi non ancora verificata) essere entrata in convento proprio tra le suore Orsoline, il che spiegherebbe la committenza e la destinazione dell’opera.
Le ricerche storiche sul dipinto avevano condotto, nel tempo, alla Congregazione dei Gesuiti per l’iconografia dei due Santi spagnoli rappresentati, senza trovare riscontri effettivi sul territorio di Parma. Dagli studi di Carlo Cesare Malvasia – definito dal professor Pulini “il Vasari bolognese” – sulle “Note delle Pitture fatte da me Elisabetta Sirani”, si è quindi individuato il misterioso capolavoro nell’opera conservata nel Convento delle Orsoline, annesso alla chiesa di San Martino in Foro, fondato nel 1649 e legato anch’esso, come quello parmense, ai Gesuiti.
Nel corso della conferenza stampa si è sottolineato il talento straordinario di Elisabetta Sirani – educata all’arte sin dall’infanzia dal padre Giovanni Andrea, primo assistente di Guido Reni – e la sua personalità, nonché il suo ruolo storico come prima artista donna in Europa a fondare un’Accademia femminile di pittura. Il sindaco Tarasconi e l’assessore Fiazza hanno ribadito l’orgoglio “per un evento che dà lustro alla città, ne promuove e ne valorizza il patrimonio storico, artistico e culturale”, ringraziando in tal senso l’Associazione Amici dell’Arte per la preziosa attività e lo spirito di collaborazione.
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