I lavori della Terza Commissione nella prima seduta del 2024
17 Gennaio 2024 17:01
La Terza Commissione permanente del Consiglio regionale del Veneto presieduta da
Marco Andreoli (Lega-LV), nel corso della seduta ha illustrato il Progetto di legge statale n. 15 d’iniziativa dei Consiglieri Valdegamberi, Barbisan, Cestaro, Ciambetti e Finco “Disposizioni integrative per il recepimento della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche: introduzione di un regime di deroga per la specie Canis lupus”.
La Commissione dopo un lungo confronto tra i consiglieri regionali presenti, ha ritenuto opportuno convocare e pertanto calendarizzare in audizione alcuni portatori d’interesse, esperti di conservazione degli habitat naturali e seminaturali, considerato il tema sempre più di attualità e dalle implicazioni anche economiche per alcune imprese del territorio veneto. Di fatto, la presenza del lupo e degli animali selvatici nel territorio italiano si sta moltiplicando anno dopo anno, con situazioni davvero critiche, con predazioni continue che implicano anche a livello nazionale un problema di sicurezza. In Italia, non c’è una stima esatta del numero di lupi che potrebbero aggirarsi intorno ai 6, 7 mila. Puntualmente, si assiste ad una interferenza nel mondo rurale ed è un dato di fatto che oggi a rischio di estinzione non è più il lupo, ma le attività agricole e pastorali della montagna. Va sottolineato il concetto che si vuole garantire la conservazione del lupo, ma al tempo stesso è necessario limitare i danni per gli allevatori. Tra l’altro, si assiste sempre di più ad una vicinanza sempre maggiore alle abitazioni con i lupi e la specie Canis lupus (ibridi cane-lupo), che entrando nei giardini di casa. Aspetto da non sottovalutare.
A seguire, la Terza Commissione ha illustrato il Progetto di legge regionale n. 229 di iniziativa dei Consiglieri Soranzo, Formaggio, Pavanetto, Polato e Razzolini “Modifiche della legge regionale 28 giugno 1988 n. 30 ‘Disciplina della raccolta coltivazione commercializzazione dei tartufi’”.
Ordunque non è un segreto, che in Veneto sono molte le aree vocate alla produzione e coltivazione del tartufo, vedi i Colli Euganei, i Colli Berici, le colline Moreniche del Garda, il Monte Baldo e i Monti Lessini, il Delta Polesano ma anche il bellunese e il trevigiano e quando si parla di tartufo in Veneto, si fa riferimento allo “scorzone”, “l’uncinato”, il “bianchetto”, il “nero pregiato” ed “il bianco pregiato”. In particolare, le modifiche alla legge regionale riguardano l’art. 1, che per sintesi è indirizzato ad azioni di salvaguardia e di potenziamento di tartufaie controllate e coltivate attraverso adeguati interventi colturali, tenendo presente gli equilibri naturali preesistenti e funzionali alla difesa e al miglioramento dell’efficienza produttiva delle aree vocate alla produzione del tartufo, nonché particolare attenzione ad attività didattiche ed informative, per la promozione della conoscenza dell’ambiente tartufigeno.
Infine, anche il Progetto di legge regionale n. 233 di iniziativa dei Consiglieri Rigo, Cecchetto, Cestaro, Ciambetti, Favero, Pan, Vianello e Zecchinato “Modifiche della legge regionale 28 giugno 1988 n. 30 ‘Disciplina della raccolta coltivazione commercializzazione dei tartufi’”, è stato illustrato in sede di Commissione.
Si fa presente che durante la IV legislatura del Consiglio regionale del Veneto, con la legge regionale 28 giugno 1988, n. 30 è stata introdotta la “Disciplina della raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi”, con l’obiettivo di regolamentare le attività legate ai tartufi, tutelare le risorse naturali, garantirne la sostenibilità ambientale e promuovere lo sviluppo economico del comparto produttivo. Tuttavia, nel corso degli anni sono emerse nuove sfide e opportunità che richiedono un adeguamento delle disposizioni normative vigenti ed in particolare di alcuni articoli, in virtù di una quanto mai oggi necessaria semplificazione e sburocratizzazione delle procedure amministrative per la coltivazione e il riconoscimento delle tartufaie. Tra l’altro, bisogna sottolineare l’unicità di questo capitale, il tartufo, che in assenza di pesticidi e fertilizzanti, rientra tra le coltivazioni più sostenibili e coerenti ai principi dell’economia circolare dal momento che assicura la tutela dell’ambiente, il contrasto all’erosione del suolo, il ripristino della fertilità naturale del terreno e l’assorbimento di Co2.
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