Presentato corso per Family Assistant nell’ambito delle iniziative per l’invecchiamento attivo
23 Gennaio 2024 15:36
A palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il presidente della Prima commissione permanente, Luciano Sandonà (Lega- LV), ha presentato il corso di formazione per Family Assistant, realizzato dai Comuni di Piazzola sul Brenta – soggetto Capofila – Campo San Martino, Morgano, Rovolon e Vò, in provincia di Padova.
L’iniziativa si inserisce nell’ambito degli interventi regionali per la ‘Promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo’, come da DGR n. 1391/2021, e ha ricevuto il finanziamento di euro 50 mila dalla Regione del Veneto.
Il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, nel ricordare che “questa sede di alta rappresentanza istituzionale è aperta a tutti i Veneti”, ha ringraziato “il presidente della Prima commissione, Luciano Sandonà, per aver fortemente voluto presentare qui il corso di formazione per Family Assistant – invecchiamento attivo. Si tratta di un tema strategico: in Italia, il modello di Welfare si caratterizza per una tipologia di interventi basata sui trasferimenti economici, quasi tutte pensioni, piuttosto che sui servizi. In particolare, su 28 miliardi di spesa, quasi 27 sono trasferimenti monetari, pari al 96,4% della spesa totale. Nei principali Paesi europei, la quota di trasferimenti si attesta intorno al 70%. Oggi, invece, parliamo di un servizio che nasce dopo un preciso corso di formazione su un tema che non è facile e che richiede grande disponibilità, sia fisica che mentale. Proviamo a pensare alla parola ‘Caregiver’. Sulle pareti della scuola di don Lorenzo Milani, a Barbiana, stava scritto in grande ‘I Care’, ‘Io mi impegno’. Spesso, nel dibattito sulla traduzione in italiano del termine ‘Caregiver’, non si è compreso come la forza della parola inglese stia proprio in quel ‘Care’, cioè l’impegno profuso da chi dà assistenza all’interno della famiglia a una persona non autosufficiente. Il verbo corretto in italiano sarebbe ‘accudire’, concetto che rimarca l’idea del ‘curare’, verbo radicato nell’ambito familiare e dal quale ricaviamo ‘accuditore’, o ‘accuditrice’. Impegno e cura, dunque: in Italia, i ‘Caregiver’ dei pazienti con demenza sono la grande maggioranza. Sono in genere donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e, ben il 13%, oltre i 70. È difficile classificare le situazioni che questa figura si trova ad affrontare perché ogni contesto familiare è differente, così come lo sono le esigenze specifiche di ogni persona malata e come sono diversi tra loro i singoli Caregiver”.
“Passo alla terza parola chiave, la famiglia – ha proseguito Ciambetti – Perché si accudisce di norma dentro l’ambito familiare. Ma se la famiglia va in crisi, che succede? Non è una domanda da poco visto che le reti familiari stanno mutando profondamente e velocemente, stante anche l’invecchiamento della popolazione. In Italia, nonostante il ruolo che la famiglia riveste nell’organizzazione sociale e l’apporto che essa arreca al sistema pubblico di Welfare, gli interventi di sostegno si dirigono per lo più verso singoli obiettivi e sembrano non privilegiare la famiglia in quanto tale. Non dimentichiamo che più di un terzo dei Caregivers italiani hanno più di 61 anni e, dopo la riforma Fornero, una gran parte di questi cittadini non più giovani è impegnata su più fronti: il lavoro, la propria famiglia, dove magari troviamo figli disoccupati, la cura dell’anziano. Pur essendo disponibili numerosi strumenti a favore dei soggetti non più autosufficienti, dei malati, degli invalidi, degli anziani, dei poveri, manca talvolta una politica organica di sostegno alle famiglie, viste come organismi complessi che meritano un’attenzione nella loro interezza. Tale criticità rischia di non favorire le azioni che andrebbero rivolte alle famiglie, che consentirebbero di tener conto delle loro fragilità attuali e dei rischi di un ulteriore indebolimento a seguito delle trasformazioni socio-demografiche ed economiche in atto. Il sistema di sostegno informale incentrato sulle famiglie è infatti già da tempo profondamente in crisi per effetto della progressiva riduzione dei componenti della rete che possono prestare aiuti e dell’aumento dei soggetti che ne fruiscono. È necessario tener conto di questa criticità per riconoscere il ruolo della famiglia come centrale, anche come produttore di ‘beni comuni’, non solo per i propri membri, ma per tutta la collettività”.
“Ecco che il corso che presentiamo – ha concluso il presidente del Consiglio regionale – rappresenta un passo in avanti molto importante per affrontare un tema che non è solo quello della cura di chi ha bisogno, quanto il tessuto delle reti di relazione e il nuovo Welfare. Questa è una sfida pesantissima che abbiamo davanti: non dimentichiamo, infatti, che il Welfare, lo stato sociale, è stato la grande risposta delle democrazie postbelliche, e lo stato sociale ha permesso al mondo occidentale di conquistare un benessere un tempo sconosciuto. Oggi, la crisi demografica e il nuovo Welfare, combinati con tutte le grandi sfide che l’umanità ha davanti a sé, pongono inquietanti domande. Possiamo lasciar sfuggire al controllo democratico le sfide epocali che abbiamo davanti a noi, o vogliamo governare i cambiamenti? La scelta sta nel subire il cambiamento o guidarlo: la politica si trova davanti a questo bivio, davanti a quella che Ralf Dahrendorf definì ‘la difficile quadratura del cerchio tra benessere economico, tutela della salute, coesione sociale e libertà politica’, perché i rischi di una involuzione sociale in questo quadro sono oggi evidenti a tutti ed è chiaro il pericolo che corre lo stato democratico, basato sulla libertà, solidarietà e giustizia sociale. Credo che questo progetto dimostri come una parte qualificante della nostra società crede e vuole un nuovo sistema di Welfare, rispettoso delle istanze e dei bisogni di tutti”.
Il presidente della Prima commissione,
Luciano Sandonà
, ha innanzitutto ricordato che il “progetto è stato sostenuto dalla Regione del Veneto, con 50 mila euro e, in particolare, dall’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin. Vede la collaborazione delle amministrazioni comunali di Piazzola sul Brenta, ente Capofila, di Campo San Martino, Morgano, Rovolon e Vò, in provincia di Padova, a dimostrazione del fatto che gli Enti Locali sono vicini e rispondono in modo adeguato alle rinnovate esigenze assistenziali di una popolazione che, ahimè, invecchia sempre più”.
Sandonà ha inoltre evidenziato che si tratta di una “iniziativa unica nel suo genere, dato che mette assieme diversi Comuni e può costituire da volano e da esempio per progettualità simili, che altri Enti Locali un domani potranno realizzare, sempre con l’aiuto della Regione. Ringrazio la cooperativa ‘Jonathan’ di Piazzola sul Brenta per aver organizzato i singoli incontri formativi”.
Il vicesindaco del Comune di Piazzola sul Brenta,
Cristina Cavinato
, ha spiegato che il “progetto si articola in due parti. La prima, prevede la formazione di un Albo intercomunale per ‘Family Assistant’, con l’avvio di un corso di formazione, gratuito, di dodici ore, articolato su tre giornate, in programma a febbraio nelle sale messe a disposizione dai Comuni, per preparare persone che saranno chiamate a prestare assistenza alle famiglie in modo assolutamente professionale, anche semplicemente svolgendo funzioni di accompagnamento dei soggetti non autosufficienti, di preparazione dei pasti. Saranno impartite nozioni di Primo soccorso, salute, igiene e pulizia. Verrà altresì insegnato come rapportarsi correttamente con i familiari dell’assistito. Ciò consentirà alle famiglie di poter contare su un sostegno affidabile nella cura delle persone anziane e bisognose di assistenza, favorendo altresì la conciliazione con le esigenze lavorative”.
“La seconda parte del progetto – ha aggiunto il vicesindaco – vede il coinvolgimento delle amministrazioni locali per far conoscere alle persone anziane il loro territorio, con l’aiuto di AUSER – associazioni per l’invecchiamento attivo – e Pro Loco”.
Ha moderato la presentazione del progetto il dott. Fortin e ha offerto il proprio contributo il presidente della Pro Loco di Piazzola sul Brenta, Tessari.
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