Coldiretti in piazza a Bruxelles. Gallizioli:”A rischio la filiera nazionale”
01 Febbraio 2024 12:53
“A rischio una filiera di 4 milioni di lavoratori”. È l’allarme lanciato da Coldiretti davanti al Parlamento Europeo. “Dall’agricoltura italiana nasce una filiera agroalimentare allargata che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023 messa a rischio dalle politiche folli dell’Unione Europea”. Per questo oltre un migliaio di agricoltori sono scesi in piazza assieme al presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini in Place du Luxembourg a Bruxelles, dove si è tenuto il vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni. È la prima volta in piazza insieme per gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa fino ai giovani della Fja e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in risultati concreti. Presente anche una delegazione di 50 agricoltori di Coldiretti Emilia Romagna in rappresentanza degli imprenditori agricoli della nostra regione.
Su un grande striscione si legge “Stop alle follie dell’Europa” ma gli agricoltori esibiscono anche cartelli con “Basta terreni incolti!”, “Scendete dal pero”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”, “Cibo sintetico, i cittadini europei non sono cavie”, “Mungiamo le mucche non gli allevatori”. “A rischio è una filiera nazionale che vede impegnati – sottolinea il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli, anche a lui a Bruxelles insieme a Marco Bosini delegato di Coldiretti Giovani Impresa – ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”. “Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – quotidianamente rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerre”.
Prandini nel corso della giornata ha spiegato che non sarà accettato nessun taglio alle risorse economiche della Politica agricola comune (Pac) agli agricoltori poiché oggi occorre assicurare l’autonomia alimentare dei cittadini europei e favorire il ricambio generazionale. In tale ottica non è possibile neppure che l’allargamento dell’Unione all’Ucraina venga pagato dalle aziende agricole. “Serve poi cancellare definitivamente – ha ribadito Prandini – l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Un caso eclatante è il Mercosur, l’accordo commerciale con i Paesi sudamericani che va respinto. Da qui la richiesta di introdurre il criterio di reciprocità delle regole produttive”.
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