Studenti in visita a Fossoli: “Tenere viva la memoria per un futuro di pace”
08 Febbraio 2024 01:29
Gli studenti della terza media della scuola di Bettola hanno visitato il campo di concentramento di Fossoli, nel comune di Carpi in provincia di Modena, nell’ambito delle commemorazioni per la Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo.
“Noi ragazzi non dobbiamo dimenticare i fatti del passato, è giusto ricordare e mantenere viva la memoria, perché la guerra è una grande tragedia, provoca solo dolore e sofferenza. Dovremmo pensare a un mondo di pace: basterebbe voltarsi e guardare al passato per capirlo”. Gli studenti fanno questa riflessione dopo essere stati in visita a quello che fu il campo di concentramento di Fossoli. Il Comune di Bettola ha voluto ed organizzato questa uscita didattica in collaborazione con l’istituto comprensivo della Valnure, in cui i ragazzi sono stati accompagnati dalla docente Valentina Geraci, dalla collaboratrice scolastica Grazia Piccoli e dal vicesindaco e assessore alla cultura del Comune di Bettola, Luca Corbellini. Li ha guidati Giulio Verrecchia, presidente dell’associazione Studi militari Emilia-Romagna (ASMER), dopo la visita al museo dell’Asmer a Modena in cui sono conservati reperti della seconda guerra mondiale.
Il campo di Fossoli dapprima ha ospitato prigionieri di guerra alleati, prevalentemente britannici, mentre tra gli anni ‘43 e ‘45 il controllo del campo è passato dal regio esercito italiano alle milizie tedesche diventando un campo di concentramento e di transito dove venivano internati ebrei, oppositori politici e persone scomode al regime nazista per essere trasferiti nei lager nazisti. Dal 1954 e fino agli anni 70 il campo, sotto il nome di Villaggio San Marco, ha ospitato tanti esuli istriani, giuliani e dalmati in fuga dalle milizie partigiane titine.
Le riflessioni degli studenti – “La guida ci ha spiegato che tante persone hanno vissuto in quel luogo di sofferenza: prigionieri di guerra, oppositori politici, ebrei deportati – raccontano i ragazzi negli elaborati realizzati in classe dopo il viaggio -. Era un luogo di sofferenza perché, chi vi entrava, non aveva più libertà e da lì poi partivano senza far più ritorno”. “Mi ha molto colpito il pensiero che persone innocenti fossero imprigionate nel campo e da lì poi trasportate come animali in Germania, trattati come cose da stipare nei vagoni, non erano più considerate persone”, dice un altro.
“Mi ha colpito la triste storia di sofferenza legata al campo, ma un po’ mi ha rincuorato che alla fine abbia ospitato tanti bambini orfani – scrive un altro studenti -; era forse un segno di speranza”. Nel 1947, infatti, vi fu insediata l’Opera Piccoli Apostoli per bambini abbandonati e orfani di guerra.
“Promuovere la cultura della Memoria e del Ricordo tra le giovani generazioni è un fermo dovere delle Istituzioni – afferma il vicesindaco Corbellini – affrontare tutti gli orrori del Novecento, anche quelli che per anni sono stati minimizzati o taciuti, è l’unico modo per consentire che i nostri ragazzi possano difendere davvero il valore della libertà da coloro ‘che cambiano d’abito e cambian colore, ma per simbolo han sempre un uomo che muore’”.
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