In coda per “L’esorcista”. Quanta paura 50 anni fa nei cinema di Piacenza
L’onda di terrore che ha spazzato l’America è qui. Giovedì 24 ottobre 1974, una ventina di giorni dopo l’esordio nelle grandi città, “L’esorcista” approda finalmente a Piacenza. Viene proiettato contemporaneamente al Corso e al Plaza con il divieto ai minori di 14 anni. Proprio al Plaza (storica sala sotto Palazzo della Borsa), dopo nemmeno un’ora di film, alle 14.50, un ragazzino pallidissimo in volto scende le scale della platea ed esce senza dir nulla. E’ probabilmente la prima “vittima” delle sequenze shock che il regista William Friedkin ha inserito nel racconto.
“Un giovanetto in jeans, sui sedici anni che, appena fuori, si è seduto a prender fiato sullo scalino accanto all’ingresso. Dopo un po’ se n’è andato con passo malfermo, verso via Cavour”, riferì l’indomani il quotidiano Libertà”.
Si legge nelle cronache cittadine dell’epoca a firma Gianni Manstretta: “Nella primissima proiezione delle 14, ci sono in sala un centinaio di persone, tutti giovanissimi: studenti per lo più, molte ragazzine, a gruppetti. Poi arrivano alla spicciolata altri due o trecento spettatori, comprese tre o quattro mamme con bambini per mano come per un film di Disney (le quali sono parse stupite a sentire che non potevano lasciarle entrare: «Ma tanto dorme» assicurano, indicando le innocenti creature)”.
Nessuno comunque si è sentito male – racconta sempre Libertà – almeno al punto da richiedere l’intervento delle maschere com’era accaduto, anni fa, con “Helga” (1967) quando, per la famosa scena ginecologica si vedevano cadere come mosche tant’è che il gestore, per star sul sicuro, aveva scritturato apposta un medico, installando una sorta di pronto soccorso in platea.
Se nessuno è svenuto, almeno una ventina di visi pallidi sono tuttavia usciti di sala per placare la nausea sui divanetti del corridoio, a due passi dalla toilette (in caso di evenienza). Negli spettacoli serali sia al Plaza che al Corso, il numero degli emotivi è parso anche inferiore.
Su Libertà in edicola il 25 ottobre, in un articolo intitolato “Sussurri e risa”, il compianto giornalista Manstretta risponde alle domande della redazione:
«Ma com’è l’Esorcista, molto impressionabile?»
Il cronista non può rispondere che registrando le reazioni del pubblico alle proiezioni pomeridiane alle quali ha assistito, dove, anzitutto, è parso si sia fumato molto, più del solito. “A metà film, platea e galleria erano come punteggiate di fiammelle, una via l’altra, come una sorta di reazione a catena. E più la scena era cruenta più gli scatti degli accendini aumentavano di ritmo (alla faccia del rapporto Terry e di tutte le campagne anti-fumo). Poi i sussurri e le risatine che serpeggiavano con l’accrescere del dramma, tanto da arrivare, alla famosa scena dell’esorcismo, a sfociare in risate vere e proprie (nervose magari e per niente spontanee, ma certo utili per scaricare la tensione nervosa)”.
“Che cosa si vede, insomma di tanto terribile in questo film che pare abbia – pubblicità a parte – sconvolto l’America?”
Il giornalista risponde: “Di terribile forse nulla che non si sia già visto nei vari film di Dracula e compagni: certo che qui i trucchi sono fatti bene e cucinati con astuzia. É tutto un alternarsi di situazioni. Un crescendo abilmente orchestrato. Potremmo, se mai tentare una sorta di inventario: si comincia con un paio di scenette chirurgiche (alla piccola in parole povere viene fatta una iniezione in gola, con tanto di schizzetto di sangue), si procede poi con le metamorfosi dell’indemoniata, quindi visetto deforme, occhi spiritati, bocca che vomita (anche in senso letterale, di color verde pistacchio per la cronaca) oscenità a non finire, tra gesti rituali e non, spruzzi di acquasanta e orazioni. Un concerto di urla disumane (e parolacce) che impressiona soprattutto perché a dirle è una bambina che, a rigore, non avrebbe ancora l’età per certe cose. Ma certo il finale rischia effettacci da luna park con tutti quel letti che ballano e la piccina sollevata per aria come fanno anche i maghi dei circhi. Certo chi ha il conato facile non si lasci tentare: di occasioni ne avrà fin troppe”.
Come accennato prima, il film era vietato ai minori di 14 anni. A Piacenza restò nelle sale fino al 12 novembre 1974 per poi essere proiettato al cinema Roma da sabato 5 aprile 1975: sul flano pubblicato da Libertà appare curiosamente il divieto alzato ai minori di 18 anni, probabilmente per attirare il pubblico in cerca di emozioni fortissime che ancora non ha visto il capolavoro di Friedkin.
di Daniela Asmundo
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