Arriva “Panico”! Piacenza dedica una notte horror a Dario Argento

Il mago del thriller Dario Argento con la figlia Asia

È in arrivo una notte horror in città: venerdì 22 marzo il cinema Corso ospiterà un omaggio a Dario Argento, proiettando alle 19 la versione restaurata di “Suspiria”, seguita alle 21 dalla presentazione, in prima visione a Piacenza, di “Panico”, il film di Simone Scafidi, che sarà in sala per dialogare con il pubblico accompagnato dal regista Mino Manni (attore per Argento in “Non ho sonno”) e dal giornalista Michele Borghi. La serata è stata organizzata da Manni con Natalia Rampini, esercente del Corso (prevendita biglietti già iniziata negli orari di apertura della sala).
“Panico”, presentato alla Mostra del cinema di Venezia, ricostruisce l’intera vita di Argento, dalla nascita in una famiglia già legata allo spettacolo, passando in rassegna le sue opere, fino alle celebrazioni in tutto il mondo degli ultimi anni. Il ritratto del regista viene ricostruito attraverso le sue parole, spezzoni dei suoi film e materiale d’archivio dei suoi set, intrecciati a una serie di interviste alle persone della sua cerchia familiare, ai collaboratori, a studiosi italiani e internazionali, e a guest star di fama mondiale del calibro di Nicholas Winding Refn, Guillermo Del Toro e Gaspar Noé.

Il regista Simone Scafidi con Dario Argento

Un grande lavoro per un documentario ricchissimo e pieno di sorprese: «Come per gli altri film biografici che ho realizzato, volevo soprattutto fare un film emozionante – ha commentato Scafidi – Non mi interessa mai raccontare tutto, ma voglio che il risultato sia coinvolgente, e quindi uso la materia di cui sono fatti questi film, il repertorio, le fotografie, e gli intervistati, che a loro volta diventano personaggi del documentario. È soprattutto attraverso la loro sensibilità che capiamo chi è Argento, perché ci raccontano la sua grandezza, l’uomo, il genio, ma anche le sue insicurezze e le sue fragilità, così come il materiale d’archivio, i backstage, le apparizioni in Rai che documentano cinquanta e passa anni di carriera ci fanno capire come è cambiato l’uomo ma anche come è cambiato il cinema italiano. Alla fine quello che rimane è quell’immagine finale di Argento, stanco, provato, ma ancora lì a rovistare nelle sue ossessioni».

Anche la versione restaurata di “Suspiria” sarà proposta al Corso venerdì 22 marzo

A proposito di emozioni e ossessioni, le parole di Asia Argento sono così precise da sembrare chirurgiche: «L’intervista con Asia è stata fondamentale: quello che ci racconta cambia tutto il punto di vista dell’ultima parte del film, in cui lei diventa il doppio di suo padre. Con grande coraggio ha preso di petto alcuni argomenti decisivi del loro rapporto tra padre e figlia e tra attrice regista, senza mai essere polemica, ma esaminando la relazione in tutte le sue sfumature, anche quelle spigolose. Ma tutte le testimonianze della famiglia sono state interessanti, anche quelle della sorella Floriana e della ex moglie Marisa, che non avevano mai raccontato il loro punto di vista su Dario. Un altro grande momento è quello dell’intervista a Cristina Marsillach al Regio di Parma: era noto che sul set di “Opera” c’erano stati dei conflitti tra i due, che hanno poi nel tempo generato una fama immeritata per Argento. Invece Cristina ha detto parole di grande distensione, per poi esplodere in un pianto che sembra liberatorio, ma che per lei è stato anche un confronto con un luogo pieno di fantasmi del passato».

Il thriller “Opera” girato anche al Teatro Regio di Parma

E poi ci sono gli sguardi dei registi, tradotti in parole meravigliose: «Tutti, in modo diverso, colgono nel segno: Noè, che lo ha voluto come protagonista in “Vortex” nel 2021, quando dice “Dario è un eterno adolescente, ha un cervello giovane in un corpo vecchio”, Refn che con quel suo mood pacato, analitico, lucidissimo, commenta che “non è riconosciuto come uno dei più grandi artisti visivi del suo tempo”, e Del Toro, il più stylish, che ci ha regalato la sua grande profondità di racconto del cinema di Argento, la sua devozione. Tutti devono qualcosa (Refn e Noè molto più di qualcosa) al suo cinema, che io ritrovo anche in alcuni sguardi italiani, come quelli di Saverio Costanzo e di Matteo Garrone».

di Barbara Belzini

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