“Anima” e “business” possono convivere: come fare impresa secondo Safiria Leccese
13 Marzo 2024 19:51
Il mito dell’imprenditore-sfruttatore va sfatato, si può fare business con un’anima per il bene dei lavoratori, dei clienti e della comunità. È quello che racconta Safiria Leccese nel suo libro “La ricchezza del bene”: la giornalista, volto popolare di Mediaset, lo ha presentato a Piacenza nell’incontro organizzato da UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) all’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’ambito del ciclo di appuntamenti “Storie di imprenditori tra anima e business”.
L’autrice ne ha parlato con il presidente UCID Piacenza Giuseppe Ghittoni, partendo da come è nata questa pubblicazione: “Il libro vuole rompere questo tabù dell’imprenditore che è sempre un grande sfruttatore e che vuole solo fare business, oppure che si accontenta di piccoli numeri come nel caso delle onlus e a quel punto si può vantare di valori o di una cosiddetta etica. Non è così, non si deve scegliere tra “anima” e “business”, si possono fare entrambi perché esiste un modo di fare le cose come nel caso delle grandi ricchezze e delle imprese che hanno fatturati da finanziaria italiana, ma che sono nate e portate avanti secondo il bene. Da questo modo di concepire l’imprenditore come un male necessario si può dunque pensare che l’impresa è un bene percorribile che incide sui territori e sulle famiglie, partendo per esempio dal semplice fatto di pagare tutti gli stipendi ogni mese”.
Storie imprenditoriali – Il volume racconta diverse storie di imprenditori che non hanno mai agito solo per il proprio profitto, “da Ferrero a Branca a Mediolanum per citare quelli più conosciuti, passando per Carlo Acutis, la Mediterranea, Stella Maris e Bartoletti. Storie straordinarie che però non rimangono in un Olimpo, se le raccontiamo a dei ragazzi rimane in loro un bel messaggio di fiducia e lo constato ogni volta che vado a parlare nelle scuole: se ce l’hanno fatta loro partendo dal garage del papà o sotto un tetto quando pioveva, allora impegnandosi e coinvolgendo le persone senza usarle si possono realizzare i propri sogni”.
Il consiglio finale è per i giovani che sognano appunto di creare un’impresa: “Non andare avanti da soli. Mi sembra che questa sia la condizione umana da sempre, siamo fatti per stare insieme e credo che in questo preciso momento storico il fatto di fare le cose insieme sia ancora più importante, probabilmente per averlo sperimentato di più in un momento drammatico come quello della pandemia. Se avete un’idea allora impegnatevi per realizzarla, ma coinvolgendo più persone possibili perché il vostro successo non deve fare ombra agli altri e viceversa il successo degli altri non oscura il vostro, c’è posto per tutti per fare le cose belle”.
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE