Il traffico fa (troppo) rumore? Lo Stato ti deve risarcire
Di Pier Carlo Marcoccia 27 Ottobre 2021 04:06
Quando è troppo è troppo. Ovvero, quando il rumore prodotto tra traffico supera limiti di oggettiva sopportabilità diventa una lesione del rispetto della vita privata. Lo dice una sentenza dell’ottobre 2021 della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, sottolineando che se non c’è un tempestivo e adeguato intervento da parte dell’autorità competente, essa è responsabile verso i cittadini.
L’ultima sentenza di questo filone ha risposto a un ricorso di alcuni cittadini polacchi residenti in una zona tra una strada statale e un’autostrada. Con il loro ricorso i cittadini chiedevano allo Stato polacco un indennizzo per i danni subiti a causa del rumore provocato da una deviazione del traffico per poter eseguire lavori di ampliamento della viabilità autostradale.
L’anno prima un’analoga sentenza aveva riguardato il caso di una richiesta di un cittadino ungherese, proprietario di una casa la cui qualità della vita era peggiorata a causa della costruzione di una strada a pedaggio. Poiché il costo era elevato, gli automobilisti deviavano scegliendo un percorso vicino a casa sua. Malgrado le proteste, le autorità nazionali non avevano trovato un rimedio.
Le sentenze stabiliscono che il diritto al rispetto della vita privata include il diritto a godere della propria abitazione. Quindi anche l’eccessivo rumore (in questi casi prodotto dal traffico) ne rappresenta una lesione. Per questo, secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, gli Stati interessati avrebbero dovuto mettere in atto provvedimenti per evitare l’inquinamento acustico e, in caso di inadempienza, risarcire quel gruppo di cittadini.
La Corte europea ritiene infatti che, soprattutto negli orari notturni, quando l’inquinamento da rumore del traffico raggiunge un certo livello di gravità e causa un grave danno ambientale, si può ritenere violato l’articolo 8 della Convenzione europea, ovvero il diritto al rispetto della vita privata. Gli Stati sono infatti tenuti, in base a questo articolo, a garantire a ogni individuo il diritto al rispetto del suo domicilio, che include anche l’obbligo per lo Stato di impedire che sorgano ostacoli al godimento dell’ambiente circostante.
In sostanza – hanno ritenuto i giudici europei – non va privilegiato l’interesse di automobilisti, camionisti etc, rispetto a quello di chi abita vicino a vie di forte traffico. Per questo lo Stato polacco in un caso, e quello ungherese per l’altro, sarebbero dovuto intervenire per rimediare al problema.
Nel caso polacco non sono state ascoltate le proteste del sindaco e dei cittadini e, soprattutto, sono stati ignorati studi oggettivi che avevano certificato che l’inquinamento sonoro era provocato proprio dalla deviazione stradale. Alla fine, quindi, Varsavia è stata condannata a versare a ogni ricorrente un risarcimento di 10mila euro. Al cittadino ungherese erano invece andati 20mila euro.
Molto o poco, a seconda di come lo si voglia vedere. Ma comunque senz’altro un precedente da considerare. Anche qui da noi.
P.S. – Anche senza “eccezionali” deviazioni stradali come nei casi qui sopra, per più della metà degli abitanti delle grandi città europee i livelli di rumore stradale sono pari o superiori a 55 dB, di giorno come di notte. Con conseguenze drammatiche: l’Agenzia europea dell’ambiente stima in Europa, a causa dell’inquinamento acustico, 12mila morti premature, 48mila
nuovi casi di cardiopatie ischemiche, 22 milioni di casi di forte fastidio cronico e 6,5 milioni di disturbi cronici del sonno. Tra le proposte per limitare tali rumori: asfalti più “silenziosi”, barriere anti-rumore, limiti di velocità più stringenti, divieti di circolazione per moto con profilo sonoro oltre i 95 decibel e perfino una sorta di “autovelox del rumore”, che scatta la foto quando il veicolo che passa supera un certo limite di decibel.
Per Vostra curiosità, Vi consiglio di guardare questo bellissimo video di Milanovideogallery sui rumori del capoluogo lombardo.
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