Ingegneria meccanica al Politecnico: dalla teoria alla pratica

15 Gennaio 2025 09:00

“Da dove nasce la qualità?”. È questa la domanda protagonista della visita presso il Laboratorio Prove Materiali “LPM” di Gragnano Trebbiense organizzata dal Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano unitamente ai Rappresentanti degli Studenti del corso di studi in Ingegneria Meccanica.

Un folto gruppo di studenti del secondo e terzo anno del corso di laurea in Ingegneria Meccanica ha aderito all’iniziativa pensata al fine di vedere da vicino le principali tecniche di prova dei materiali metallici, i loro trattamenti termici, le tecniche metallografiche e i test di resistenza alla corrosione maggiormente diffusi in ambito industriale. Il corso di laurea in Ingegneria Meccanica prevede infatti di acquisire, sin dal primo anno, gli elementi tecnici di base necessari sia per realizzare un disegno di un componente meccanico, sia per selezionare i materiali ed i trattamenti termici indispensabili alla sua fabbricazione. Tali tematiche, trattate nei corsi di “Metodi di Rappresentazione Tecnica”, “Metallurgia e Materiali non Metallici” e “Smart Materials” tenuti per l’A.A. 2024/2025 dal Prof. Andrea Casaroli, sono di importanza fondamentale per il settore meccanico, poiché da esse dipendono tanto la geometria quanto la resistenza di qualsiasi dispositivo o struttura. Senza queste conoscenze quasi nulla di ciò che ci circonda, dalle automobili agli elettrodomestici, fino ai grandi macchinari industriali o ai piccoli meccanismi miniaturizzati avrebbe le sembianze e le caratteristiche funzionali a cui oggi siamo abituati. Perché il passaggio dal progetto al prodotto si realizzi con successo è indispensabile controllare in modo puntuale i processi industriali tramite test volti a certificarne la qualità.

Il laboratorio “LPM” costituisce un punto di riferimento in questo settore sin dal 1985, possedendo sia la certificazione ISO 9001 che l’accreditamento secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17025. La visita presso “LPM” ha perciò rappresentato un’importante occasione di crescita per i ragazzi “vivendo” quanto visto a lezione e integrando le conoscenze teoriche con le competenze operative normalmente adottate per la qualifica di un componente meccanico. In particolar modo gli studenti hanno potuto assistere all’intero processo di collaudo, dalla fabbricazione dei provini, all’esecuzione delle analisi chimiche, delle prove metallografiche e dei test di trazione, durezza e resilienza. Per ultimo sono state considerate anche le principali prove di corrosione necessarie per verificare la resistenza di componenti a contatto con ambienti particolarmente aggressivi per gli acciai e le leghe metalliche utilizzate nei più svariati settori industriali.

«Con queste visite aziendali mostriamo agli universitari le grandi possibilità aperte da questo percorso di studio»: le parole del professore Andrea Casaroli.

«La fiducia è l’elemento fondamentale di ogni attività umana, senza di essa qualsiasi cosa si ferma, come un’auto senza più carburante o batteria. Anche se può sembrare strano, la qualità industriale serve proprio a questo, a garantire la fiducia tra le aziende che concorrono alla realizzazione di un macchinario». Così esordisce Andrea Casaroli, docente incaricato dei corsi di “Metodi di Rappresentazione Tecnica”, “Metallurgia e Materiali non Metallici” e “Smart Materials” tenuti per l’A.A. 2024/2025 nell’ambito del corso di laurea in Ingegneria Meccanica presso il Polo Territoriale di Piacenza del Politecnico.

Prof. Casaroli, perché è importante affiancare alle lezioni anche attività fuori dall’aula?

«Oggigiorno è del tutto normale che un macchinario o una struttura venga progettata in un luogo e fabbricata in un altro. Di norma le macchine sono composte da una moltitudine di parti realizzati in ogni area del globo. Senza un’adeguata garanzia di qualità chi potrebbe assicurare che ogni componente abbia effettivamente le proprietà previste in fase di progetto? La visita presso il laboratorio LPM ha proprio questo obiettivo, far comprendere ai ragazzi che un certificato non è solo un numero, ma è il risultato finale di un lungo processo che parte dalla zona di prelievo di un provino, prosegue con la sua fabbricazione e termina con l’interpretazione oggettiva di un risultato di un test sperimentale».

Con quali conoscenze gli studenti tornano da un’esperienza di questo tipo?

«Spesso capita di dover affrontare situazioni complesse sia durante il percorso accademico che in quello lavorativo. Credo che questa visita possa aiutare i ragazzi a comprendere che di fronte a un problema siano fondamentali tre aspetti: studiare la situazione facendo affidamento sulle conoscenze teoriche apprese in aula, completare la teoria con l’esperienza pratica maturata con il lavoro sul “campo” ed infine agire rispettando i limiti economici e temporali imposti dallo stesso problema. Entrare in contatto con la realtà industriale è perciò fondamentale per comprendere che la soluzione a un problema, per quanto performante, sarà sempre inutile se arriva in ritardo o non è facilmente accessibile».

Organizzerà altre uscite aziendali per gli studenti d’Ingegneria del Polo di Piacenza?

«Sicuramente sì! Mi piacerebbe poter estendere questa iniziativa anche a realtà produttive nel settore manifatturiero a Piacenza e nelle province limitrofe. È importante ricordare che la visita presso LPM è stata promossa anche dai Rappresentanti degli Studenti del corso in Ingegneria Meccanica con il contributo fondamentale dell’Ing. Laurens Lanzillo, studente di Dottorato presso il Dipartimento di Meccanica. Tale tipo di attività si inserisce infatti in un più ampio contesto di visite organizzate al fine di esplorare le grandi possibilità lavorative aperte agli studenti da questo percorso di studio».

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