Chef Boyardee, il mago del cibo in scatola. Da Piacenza agli Stati Uniti
30 Dicembre 2015 19:08
E’ partito da Piacenza per rivoluzionare l’universo gastronomico americano. Ha infilato in una scatola spaghetti, sugo al pomodoro e parmigiano creando un impero che ancora oggi fattura più di 500 milioni di dollari all’anno. Ettore Boiardi, classe 1897, figlio di Giuseppe e Maria Maffi è forse il piacentino più famoso degli States.
Nasce in una Piacenza povera, orgogliosa del suo cibo servito in trattorie buie e fumose. Il destino è già segnato quando Ettore, a 11 anni, comincia a lavorare come apprendista cuoco in una cucina di un locale della città. Poi arriva la guerra e appena ventenne, come tanti altri, decide di partire per gli Stati Uniti alla ricerca di un futuro migliore. Lì lo aspettano la statua della Libertà, vista dal piroscafo dopo settimane di viaggio, e il fratello. Grazie a lui trova lavoro nelle cucine del Plaza Hotel, uno degli alberghi più prestigiosi di New York dove, dopo anni di sacrifici, finalmente indossa il cappello di executive Chef.
L’ascesa è inarrestabile: prima avvia la compagnia di catering il cui successo è tale da raggiungere il presidente degli Stati Uniti Wilson, al quale organizza il pranzo delle sue seconde nozze, poi nel ’26 aprono le porte del Giardino D’Italia, suo primo ristorante a Cleveland. Assillato dalle richieste dei clienti, stregati dal suo cibo, decide di posizionare pasta e sugo al pomodoro in bottiglie del latte vuote, da consumare a casa. I sapori della sua terra, Piacenza, Arrivano nelle case degli americani e il successo è immediato. Inaugura una fabbrica per la produzione di cibo italiano in scatola e conia il brand Chef Boyardee storpiando il suo cognome per farlo pronunciare correttamente dal popolo che l’aveva accolto.
Mentre è in espansione trova anche il tempo di preparare “il rancio” ai soldati americani e russi impegnati oltreoceano nella seconda guerra mondiale. All’inizio degli anni 50 l’impero si allarga con i suoi famosi spot pubblicitari dove, baffi lunghi, cappello in testa e inglese piegato da una spiccata pronuncia italiana, spiega come servire in tavola i suoi prodotti.
Un pioniere dell’industria alimentare, che ha lasciato alla morte, avvenuta nel 1985, un’azienda multinazionale in continua evoluzione, che sforna, oltre ai rinomati spaghetti al pomodoro, alle lasagne, ai ravioli e ai maccheroni più di ottanta prodotti: dalla pasta a forma di supereroi alla pizza tutto rigorosamente in scatola.
Per gli americani Ettore Boiardi è un’icona del cibo italiano, tanto che in suo ricordo è stata eretta una statua; per i piacentini oggi, può tornare ad essere un grande esempio di come tradizioni locali e buone idee, possano riuscire ad affermarsi al di là di ogni confine.
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