Troppi videogiochi rinviati? La colpa è ancora di Cyberpunk 2077
Di Andrea Peroni 15 Agosto 2022 04:25
Impossibile dimenticare ciò che è stato Cyberpunk 2077, specie per quello che ha rappresentato per CD Projekt Red. La software house polacca, che negli anni era stata in grado di costruirsi un’onorevole reputazione grazie alla trilogia The Witcher ispirata ai romanzi di Andrzej Sapkowski, è finita nell’occhio del ciclone quando, alla fine del 2020, è arrivato sul mercato l’attesissimo Cyberpunk 2077. Annunciato quasi un decennio prima e reinterpretazione di uno storico gioco da tavolo creato negli anni ’80 da Mike Pondsmith, Cyberpunk 2077 è ricordato come uno dei più grandi casi mediatici della storia dell’intrattenimento.
Ancora oggi, dopo più di diciotto mesi di duro lavoro da parte di Cdpr per far fronte agli inconvenienti maggiori, il pubblico non dimentica lo stato disastroso nel quale versava Cyberpunk 2077 all’epoca del suo lancio, in un freddo dicembre durante il quale il pubblico si scagliò pesantemente contro lo studio facendo inoltre colare a picco il titolo in borsa. Presentato e pubblicizzato come un gdpr open world avveniristico e innovativo, con la partecipazione poi di Keanu Reeves (Matrix, John Wick) nei panni di John Silverhand, l’opera che doveva elevare l’azienda al tavolo dei grandi è stata massacrata principalmente dal pubblico, che non ha perdonato problemi tecnici innegabili, numerosi contenuti e funzionalità tagliati, e un senso di incompiutezza e leggerezza che non è andato giù al grande pubblico.
Il disastro si consumò pochi giorni dopo l’uscita del gioco. Mentre Steam e Xbox aprirono ai rimborsi, Sony decise di eliminare completamente Cyberpunk 2077 dai server di PlayStation Store, in quanto l’unica versione disponibile a quell’epoca, quella per PS4, era un colabrodo di difetti. Da allora la strada fatta da Cdpr per mettere una pezza ai problemi più grandi è stata lunga e tortuosa, e, anche se l’ossatura più pura del titolo è rimasta forzatamente intatta, il gioco è da mesi rientrato negli standard qualitativi che ci si aspetta da uno studio con tale esperienza. L’impatto dell’accoglienza di Cyberpunk 2077 non ha però colpito solo Cdpr, ma l’intero mondo dei videogiochi.
Uno dei problemi più ricorrenti degli ultimi anni, ripercorrendo la storia moderna dei videogiochi, riguarda i numerosi rinvii che le produzioni videoludiche hanno dovuto sostenere. Difficile dimenticare la fallimentare presentazione di Halo Infinite nell’estate 2020 che gli costò uno slittamento addirittura alla fine dell’anno successivo, ma tra i casi più importanti si segnalano anche Horizon: Forbidden West inizialmente previsto alla fine del 2021 e spostato a febbraio 2022, così come anche Starfield, Dying Light 2, Battlefield 2042, Hogwarts Legacy, Suicide Squad: Kill the Justice League, il sequel di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Avatar: Frontiers of Pandora e chi più ne ha più ne metta. Ma da cosa deriva questa sempre più ricorrente ondata di rinvii?
Il portale GameIndustry ha deciso di porre questa domanda ad alcuni sviluppatori, i quali hanno spiegato come sia cambiata l’industria negli ultimi due anni. La pandemia da COVID-19 ha portato ovviamente a problemi imprevisti, portando numerosi studi a dover lavorare da remoto a produzioni multimilionarie in maniera del tutto impreparata. Questo lo si è chiaramente visto in grandi publisher come Sony e Ubisoft che hanno dovuto rivedere più o meno pesantemente il calendario delle proprie uscite, ma la causa principale dei ritardi e dei rinvii sembra essere proprio Cyberpunk 2077.
Parlando con questi sviluppatori, che hanno scelto di restare anonimi, il portale ha infatti scoperto che gran parte dei ritardi sono dovuti al caso del videogioco di CD Projekt Red, produzione tanto attesa quanto bersagliata di critiche per i problemi già citati in precedenza. Il game director di uno dei più importanti franchise esistenti al mondo, il cui nome è rimasto però ignoto, ha ad esempio dichiarato che gli studi dedicano ora molto più attenzione alla comunicazione e allo stato dei lavori, senza spingere eccessivamente per rispettare una data di uscita precedentemente fissata rischiando di pubblicare un prodotto incompleto o problematico.
Tra i passaggi più interessanti dell’intervista, emerge il notevole impatto della scelta di Sony di oscurare Cyberpunk 2077, un caso più unico che raro nell’industria videoludica ma che da molti team in giro per il mondo è stato visto come un campanello d’allarme preoccupante. Il rischio, di questi tempi, è un prezzo che gli sviluppatori non sono più disposti a correre, e lo dimostrano anche le recenti dichiarazioni di Ubisoft che ha riavviato i lavori su Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo Remake dopo la valanga di polemiche nate sul web dopo il primo trailer del gioco.
A ben vedere, Cyberpunk 2077 è stata una sorta di vittima sacrificale, un agnello sgozzato sull’altare dell’hype, che se non altro ha fatto rinsavire numerosi sviluppatori e gran parte del pubblico. Non interamente, questo è chiaro, ma la speranza è che non ci si dimentichi in fretta di questo spinoso caso.
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