Guerra civile in Siria, padre Dall’Oglio: “La comunità internazionale deve intervenire”
16 Ottobre 2012 16:09
Una scritta sul muro di una scuola elementare “Vogliamo la caduta del regime”, i servizi di sicurezza che prelevano i bambini dalle case e li portano via dalle loro famiglie. Ha avuto inizio così, il 15 marzo 2011, la rivoluzione del popolo siriano che si ribella al regime dittatoriale della famiglia Assad, alla guida del paese da 40 anni, la prima dittatura della storia moderna tramandata di padre in figlio. In 19mesi 37 mila persone sono morte, tra loro 2.600 bambini, 76mila gli scomparsi, 200mila i manifestanti incarcerati, più di due milioni gli sfollati, migliaia di case scuole, ospedali e luoghi di culto rasi al suolo. Un dramma consumato nell’indifferenza della comunità internazionale. Se ne è parlato ieri sera alla Cgil nell’incontro organizzato da Amnesty International alla presenza di padre Paolo Dall’Oglio, fondatore nel 1982, del monastero cattolico Deir Mar Musa al-Habashi nel deserto a nord di Damasco. Dopo 30 di impegno nel dialogo interreligioso in Siria, padre Dall’Oglio è stato espulso dal regime nel giugno 2012 per il suo appoggio ai rivoluzionari.
“Il popolo siriano si sente solo e abbandonato – ha dichiarato – la comunità internazionale deve intervenire, rischiamo un nuovo Afghanistan a due passi dall’Europa”. Tra i relatori anche l’attivista siriano Shadi Fahle che ha parlato della situazione dei giovani del suo paese continuamente sotto il controllo del regime ed ha accusato una certa parte della sinistra definita “pacifinta” pronta a scendere in campo contro i bombardamenti della Nato ma indifferente a quelli di Bashar al Assad solo perché nemico degli Stati Uniti.
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