Riordino delle province, via le giunte da gennaio. Lavoratori in agitazione
31 Ottobre 2012 11:19
AGGIORNAMENTO DELLE 15:13
Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, a margine di una conferenza stampa in corso in questo momento, interviene sulle prime dichiarazioni del ministro Filippo Patroni Griffi, dopo l’approvazione del decreto sul riordino delle Province. “Aspetto di leggere il testo ufficiale del decreto (la pubblicazione è attesa indicativamente per lunedì, ndc) ma posso senz’altro dire che questa riforma raffazzonata è nata male. E la stanno costruendo anche peggio”.
AGGIORNAMENTO DELLE 14.00
Province, via le giunte da gennaio. Il decreto è stato sfornato dal Consiglio dei ministri pochi minuti fa. La piena operatività del nuovo modello scatterà da gennaio 2014, mentre le elezioni dei nuovi organi, di secondo livello, sono previste per novembre 2013. «Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri – ha detto il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi, nel primo pomeriggio, a palazzo Chigi -. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014». Si passerà dalle attuali 86 province nelle regioni a statuto ordinario a 51 province comprensive delle città metropolitane.
AGGIORNAMENTO DELLE 11:52
I circa 350 dipendenti della Provincia hanno proclamato la stato di agitazione dell’ente. «Il valore del lavoro pubblico deve tornare a essere messo al centro – ha detto Stefania Bollati (Cgil) -. Tentiamo di porre un argine alla deriva che ci è stata messa davanti. Le funzioni devono essere e restare pubbliche, non possiamo permettere alcuna funziona privatistica. Facciamo iniziative pubbliche, facciamo dei banchetti, in mezzo alla gente. Chiamiamo le autorità, le istituzioni, facciamo volantinaggio. Portiamo all’esterno di queste mura cos’è e quanto valore ha questo ente Provincia».
AGGIORNAMENTO DELLE 11.30
Un tavolo tecnico regionale a partire da lunedì su funzioni e cronoprogramma del riordino delle Province. Lo ha annunciato Marco Orlandi della Cisl, all’assemblea in corso in questo momento nella sala consiliare della Provincia. È questo uno degli esiti portati a casa dalla protesta dei giorni scorsi a Bologna, dove una delegazione sindacale di piacentini è stata ricevuta in Prefettura. «Non ci interessa con chi ci accorpano, quanto come – ha detto il sindacalista, rimarcando un’azione unitaria delle tre sigle sindacali -. Anche in Regione hanno capito che per accorpare bilanci e persone ci vorrà almeno un anno. A Bologna siamo andati tutti uniti. Facciamoci valere, facciamo quali sono queste funzioni negli enti pubblici, nessuno crede più in queste strutture. Non si sa ancora se la Protezione civile passerà al Comune di Piacenza, che fine fanno le persone? Perché nessuno risponde? Il presidente della Regione, Vasco Errani, ha convocato la vicepresidente Simonetta Saliera, dopo il nostro incontro a Bologna. È stato convocato un tavolo tecnico. Era ora».
NOTIZIA DELLE 11.15
È in discussione al Consiglio dei ministri il futuro delle Province e la riorganizzazione degli enti intermedi. Nonostante l’argomento fosse al primo punto dell’ordine del giorno tra gli argomenti affrontati ieri pomeriggio a Palazzo Chigi, il decreto atteso da settembre è slittato ancora ad oggi. Tra i temi destinati a far più discutere, l’ipotesi di commissariamento entro giugno 2013, oppure il voto per tutti gli enti nel 2014.
PRECARI – Lo scenario suscita più di una perplessità in questo momento anche in corso Garibaldi, dove, nella sala consiliare, si sono riuniti i lavoratori della Provincia in assemblea sindacale. Nessuna certezza sul futuro, attenzione ai dipendenti precari (quelli che rischiano di essere lasciati a casa il 31 dicembre, mentre per coloro che hanno contratto a tempo indeterminato non si intravede alcuna possibilità di mobilità, considerati i numeri dell’organico a circa 350 dipendenti, ma, piuttosto, la preoccupazione più grande è quella del trasferimento in Regione, o nei Comuni).
PAGELLE – A far scattare la polemica, in assemblea, le temute “pagelle” che i dirigenti formulano nei confronti dei dipendenti. I voti sono stati resi pubblici all’interno dell’ente, fatto che ha suscitato più di un malumore tra i dipendenti, soprattutto per la mancanza di un criterio di valutazione univoco tra dirigenti.
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