Anche la “Jobs” nella produzione degli F35. “La politica difenda le aziende hi-tech”
27 Gennaio 2013 07:15
C’è tanto di Piacenza nella produzione dei nuovissimi F35, i “successori” dei Tornado, finiti nel mirino della campagna elettorale per gli alti costi di produzione e già battezzati nella guerra politica come i “caccia dei guai”. Sessanta imprese italiane coinvolte nella produzione sono sul piede di guerra dopo le ipotesi continue di tagli al settore, tra cui la piacentina “Jobs”, di cui si parlerà anche nel salotto di Bruno Vespa a “Porta a Porta”, domani sera su Rai1. Lo stabilimento di Cameri, scalo militare del Novarese a due ore di macchina da Piacenza, ha già cominciato ad assemblare le ali degli F35, con l’aiuto di “Jobs”. A luglio, è in programma l’assemblaggio del primo F35 completo, che sarà consegnato nella primavera del 2015. «Abbiamo a due ore da Piacenza un’eccellenza vera e propria del settore, a Cameri, che fornirà aerei in tutta Europa – spiega Marco Livelli, ad di “Jobs” -. Dove sono i politici, quando si tratta di difendere le aziende tecnologicamente avanzate? Fino ad oggi, la politica si è dimostrata del tutto assente nei confronti della ricerca specializzata. Il fatto è uno: a Piacenza, si producono quei macchinari che, a loro volta, producono aerei sofisticatissimi, pronti a essere venduti in tutta Europa. Con gli F35, uno stabilimento come Cameri passerà da 150 a mille dipendenti.Gli aerei saranno comunque fatti. Sta a noi vedere se vogliamo che siano realizzati vicini a Piacenza, oppure no». Ma non potrebbero esplodere in volo? «Non è affatto vero , questa è un’assurdità cucita ad arte da qualcuno – precisa Livelli -, vanno perfezionati ma non vi sarà alcun problema». La “Jobs” fattura 52 milioni di euro all’anno. Quanto di tutto questo “tesoro” deriva dagli aerei? «Circa il sessanta per cento» conclude l’ad.
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