Venerdì 28 febbraio e domenica 1 marzo va in scena Lucrezia Borgia di Donizetti
21 Febbraio 2020 17:17
Tra i capolavori più amati di Gaetano Donizetti, torna finalmente in scena dopo oltre un secolo d’assenza Lucrezia Borgia al Teatro Municipale di Piacenza. Il terzo e atteso titolo della Stagione d’Opera 2019/2020 è in programma venerdì 28 febbraio alle 20.30 e domenica 1 marzo alle 15.30 (anteprima per le scuole mercoledì 26 febbraio alle 15.30).
L’esecuzione è affidata alla bacchetta di Riccardo Frizza, esperto maestro del belcanto e direttore musicale del festival Donizetti Opera, impegnato in tutti i principali teatri d’opera internazionali, dalla Scala al Metropolitan di New York, dall’Opera di Parigi alla Bayerische Staatsoper di Monaco, che dirigerà l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Nel ruolo del titolo il soprano Carmela Remigio, una delle maggiori interpreti del repertorio belcantistico; gradito ritorno al Municipale per i piacentini Giuseppina Bridelli e Mattia Denti, nelle vesti rispettivamente di Maffio Orsini e Don Alfonso d’Este; nel ruolo di Gennaro, il giovane tenore Francesco Castoro, che ha preso parte nel 2014 al Progetto Opera Laboratorio a Piacenza.
Il ricchissimo cast è completato da Manuel Pierattelli (Jeppo Liverotto), Alex Martini (Don Apostolo Gazella), Stefano Marchisio (Ascanio Petrucci), Daniele Lettieri (Oloferno Vitellozzo), Rocco Cavalluzzi (Gubetta), Edoardo Milletti (Rustighello), Federico Benetti (Astolfo).
Tratto dal dramma del 1833 di Victor Hugo, su libretto di Felice Romani, Lucrezia Borgia verrà presentata nella nuova edizione critica a cura di Roger Parker e Rosie Ward – Casa Ricordi, Milano, che ha debuttato con successo al festival Donizetti Opera di Bergamo. Il nuovo allestimento della Fondazione Teatro Donizetti con la regia di Andrea Bernard – giovanissimo vincitore (nato nel 1987) dell’European Opera Directing Prize – , le scene e i costumi ideati rispettivamente da Alberto Beltrame e Elena Beccaro, i movimenti coreografici di Marta Negrini e luci di Marco Alba, è frutto di un’importante coproduzione con la Fondazione Teatri di Piacenza, i Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Ravenna Manifestazioni e il Teatro Giuseppe Verdi di Trieste.
Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, presente fin dal debutto della produzione a Bergamo, è preparato da Corrado Casati.
Per Lucrezia esistono non meno di nove versioni, tutte “originali”, che impongono scelte sia da parte del regista sia da parte del direttore d’orchestra: per questa nuova produzione, Frizza ha deciso di proporre una versione che, partendo dalla prima assoluta alla Scala nel 1833, accoglie i cambiamenti realizzati dal compositore per le recite del 1840 al Théâtre Italien a Parigi, mantenendo però il duetto Orsini-Gennaro, tagliato a Parigi. “La partitura della Lucrezia – sottolinea Riccardo Frizza – deve essere annoverata tra le più preziose gemme del nostro patrimonio operistico. Donizetti crea potenti situazioni drammatiche con tratti musicali di assoluto genio. Scene notturne, coinvolgenti ritmi di danza e melodie appassionate punteggiano la musica, caratterizzata da una raffinata orchestrazione. Numerosi sono i dettagli nei quali si annida il genio di Donizetti. Non si dimentichi che ogni grande compositore influenza i suoi successori ma egli stesso è influenzato da ciò che lo precede. C’è sempre un’eredità da gestire con la quale confrontarsi; così mi piace pensare a quanto Verdi, studente a Milano all’epoca della prima della Lucrezia Borgia, abbia conosciuto e fatto tesoro dell’insegnamento di questa magistrale partitura di Donizetti”.
Nell’immaginario comune Lucrezia Borgia, personaggio e opera, appare come groviglio di malvagità, perfidia e crudeltà. Secondo la visione del regista Andrea Bernarnd, è prima di tutto «una donna e una madre, staccandola dal mito storico e romanzato di cinica avvelenatrice. Il lato umano di Lucrezia è l’aspetto più potente della vicenda dell’opera donizettiana e quello che permette alla drammaturgia di svilupparsi in una sequenza di scene paragonabili a un thriller cinematografico pieno di tensione e colpi di scena. Lucrezia è indubbiamente una donna di potere, figlia di un Papa e moglie di un uomo influente come Alfonso d’Este; ma quello che viene sottolineato nell’opera non è tanto il dramma storico bensì il dramma umano. In questo modo Lucrezia diventa la protagonista di una storia universale paragonabile ai miti greci con i loro amori, incesti, vendette e tradimenti. Il vero e unico sentimento che muove questa donna è, infatti, l’amore materno, più forte di qualsiasi altro affetto, che sarà la sua salvezza ma allo stesso tempo la sua rovina».
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