Ikea, Filt Cgil: “Accordo senza chi rappresenta il 70% dei lavoratori”
27 Agosto 2020 13:08
“Non possiamo accettare un accordo che escluda la firma del sindacato che rappresenta il 70 per cento dei lavoratori dell’impianto, chiediamo la corretta applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro”. E’ ancora sciopero al magazzino DC1 di Ikea a Piacenza. La Filt Cgil denuncia “una forzatura delle procedure e una violazione palese del contratto di lavoro, che prevede il passaggio dei lavoratori diretto, e senza soluzione di continuità, nei cambi appalto con il mantenimento dei diritti maturati”.
Una prima assemblea ha proclamato sciopero e si è svolta nella serata di mercoledì 26 agosto, mentre nella mattinata successiva, nel piazzale di fronte ai capannoni della logistica del colosso del mobile svedese, si è svolta una seconda assemblea alla presenza del segretario regionale e territoriale, Floriano Zorzella. L’assemblea ha confermato la protesta, e quindi lo sciopero.
“Dopo un passaggio infruttuoso all’Ispettorato Territoriale del Lavoro previsto dalle procedure del contratto, oggi abbiamo chiesto alla Prefettura di Piacenza di convocare un incontro urgente tra le parti – spiega Zorzella -. Nelle assemblee di queste ore, decine di lavoratori ci hanno informato di aver ricevuto dalla cooperativa San Martino una telefonata con la richiesta di firmare la lettera di assunzione per il passaggio, legato al cambio appalto, dalla coop. Sigma alla coop. San Martino dal 1 settembre 2020. La risposta dei lavoratori, non concordata, è stata identica: è stata quella di chiedere se il verbale era stato firmato anche dalla Filt Cgil di Piacenza, e così non era. Un accordo che non prevede la firma del sindacato maggiormente rappresentativo, con oltre il 70% degli iscritti nel magazzino, non ha senso per i lavoratori, per il movimento sindacale ma nemmeno per Ikea che è sottoscrittrice del protocollo 21 dicembre 2015 che codifica le prassi corrette nei cambi appalto”.
“San Martino – conclude la Filt – vanta un modello cooperativistico basato su un rapporto stretto con i propri soci ma per noi e per i lavoratori in sciopero, questo atteggiamento è inaccettabile”.
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