Lavoratori stranieri, a Piacenza 1.500 domande di regolarizzazione
04 Settembre 2020 04:00
Sono oltre 1.500 le domande di regolarizzazione di lavoro presentate da lavoratori immigrati nella provincia di Piacenza, di cui la gran parte (1191) riguardano il lavoro domestico e di assistenza e la parte restante (314) il lavoro subordinato nel settore agricolo. In Emilia Romagna sono state inviate 18.107 domande riferite al settore domestico e 2101 domande riferite al settore agricolo.
Dopo una prima fase piuttosto convulsa dovuta principalmente alla carenza di provvedimenti procedurali, durata dal 1° giugno al 15 agosto, in cui non senza notevoli difficoltà si potevano inviare le istanze di regolarizzazione, da metà agosto è scattata la cosiddetta ‘fase due’ con l’istruttoria delle domande e la vera e propria regolarizzazione del rapporto di lavoro.
“Un intento, quello della regolarizzazione ed emersione dei rapporti di lavoro, che va certamente nella direzione giusta – dichiara Angela Calò, segretario generale aggiunto Cisl Parma Piacenza – , ma che nella pratica si è concluso con una risposta parziale, come dimostrato dalla proroga dei termini per presentare le istanze di regolarizzazione dal 15 luglio al 15 agosto, senza comunque raggiungere il numero di domande stimate. Considerato – prosegue Angela Calò – che oltre a colf e badanti e lavoratori agricoli, l’iter avrebbe potuto e dovuto comprendere anche altri settori come l’edilizia, la logistica, il turismo e altri ancora, diventando in questo modo un’occasione per quantificare e far emergere dall’invisibilità questi lavoratori, in modo da offrire loro risposte in termini di tutele e garanzie lavorative, sanitarie e sociali. Senza contare che la regolarizzazione sarebbe stata un naturale freno al loro reclutamento illegale, una pratica purtroppo molto utilizzata anche nella nostra provincia”
“Ora, visto lo stato dell’arte, siamo in una fase in cui – commenta a sua volta Mario Mastrorilli, responsabile territoriale dei servizi fiscali di Parma e Piacenza – il datore di lavoro che ha presentato istanza per assumere un cittadino migrante ha due strade percorribili: aspettare la chiamata della Prefettura o, nell’attesa, se intenzionato a iniziare da subito il rapporto di lavoro, procedere alla stesura di un vero e proprio contratto. Al di là di quale percorso si scelga, il nostro appello è che per evitare pasticci e complicazioni, il datore di lavoro si affidi sempre a operatori professionali, seri e qualificati. Il Caf Cisl, proprio per questi motivi, mette a disposizione il suo servizio ‘Colf e badanti’.
“E ciò per un duplice motivo: da un lato si tutela il datore di lavoro, visto che proprio questa seconda fase, sulla base delle indicazioni della circolare n.2399 del 24 luglio 2020, redatta in modo congiunto del ministero dell’Interno e da quello del Lavoro e delle Politiche Sociali, pone in capo allo stesso datore una serie di obblighi e doveri; dall’altro si tutela l’opera dello stesso lavoratore immigrato”.
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