Chiusura dei locali alle 24, Lertora: “Non possiamo pagare sempre noi. Situazione drammatica”
13 Ottobre 2020 18:33
Levata di scudi delle associazioni di categoria contro il DPCM adottato dal Governo Conte. Dopo il circolo Arci e Confesercenti, anche la Fipe interviene per voce del suo presidente Cristian Lertora: “Comprendiamo che debbano porsi in essere delle azioni di prevenzione e contenimento del contagio, tuttavia non capiamo perché debba essere sempre la nostra categoria ad essere presa di mira. Veramente non capisco – continua Lertora – perché un locale dovrebbe chiudere alle 24 se rispetta tutte le misure per prevenire il contagio. Non siamo nella fiaba di cenerentola, a mezzanotte non ci trasformiamo. Se siamo in regola prima, lo siamo anche dopo la mezzanotte. Per non parlare poi di quella assurda disposizione che consente a 200 persone di entrare in teatro ma pone un limite a 30 per i ricevimenti, post cerimonie civili o religiose. Quindi, se faccio un ricevimento in teatro posso chiamare le restanti 170? La possibilità di ospitare invitati deve dipendere dallo spazio, non da una regola a priori stabilita. Il Governo deve sapere che se proseguirà sulla strada tracciata, si assumerà la responsabilità di decretare la morte di 2mila imprese che operano nel catering e banqueting e la creazione di 100mila nuovi disoccupati. Siamo di fronte a prospettive drammatiche”.
Lertora affonda ancora: “Perché poi dobbiamo essere noi responsabili della movida, per cui, se fuori dai nostri locali, anche a metri di distanza, si muovono i ragazzi siamo chiamati a disperderli? Ribadisco, la massima collaborazione con le forze pubbliche chiamate a far rispettare le norme, ma non chiedete di sostituirci ad esse, non ne saremmo capaci, e faremmo probabilmente solo dei danni”.
I ristoranti e i bar non sarebbero tra i luoghi più pericolosi per eventuali contagi. A dirlo non è la Fipe, ma l’Istituto superiore di Sanità nel suo monitoraggio settimanale, secondo cui il 77,6% dei contagi, attualmente, avviene in ambito domestico. In questi mesi – prosegue Lertora – io e i miei colleghi abbiamo investito denaro e risorse per mettere in sicurezza i nostri locali, non può essere questa la ricompensa per il duro lavoro e le spese sostenute. Non sono certo i ristoranti e le sale di ricevimento a creare l’incremento del Covid. Chiediamo – come fatto anche dal Presidente della Federazione Italiana Cuochi, Rocco Pozzulo – che si consenta ad una categoria già duramente colpita di chiudere in serenità la stagione, e soprattutto di effettuare i controlli nelle strade e nei luoghi di assembramenti”.
Confcommercio è sulla stessa lunghezza d’onda: “Mi auguro che sia il Governo che le Regioni tengano conto di come queste misure possano mettere in seria difficoltà questi comparti – interviene il presidente dell’Unione Commercianti Raffaele Chiappa – prima che si generi l’effetto della morte di settori cruciali per l’economia italiana. Sono consapevole – prosegue Chiappa – della necessità di fermare questo aumento di contagi prima che la situazione sfugga al controllo. Tuttavia serve anche oculatezza nelle scelte. Auspichiamo che questi provvedimenti abbiano una durata fortemente limitata nel tempo e siano sostituiti da controlli ad opera dei soggetti preposti con i quali ci dichiariamo fin da subito pronti a collaborare. Se invece si continuerà a parlare, con poco senso, di chiusure, vogliamo veri sostegni economici e non fantomatiche promesse alle imprese interessate. Non possono essere sempre le nostre attività a rimetterci.
“È impensabile – conclude Lertora – che il popolo della notte torni a casa alle 24 per Decreto. Queste persone, questi ragazzi rimarranno comunque fuori di casa. Senza locali aperti il controllo sui comportamenti sarà ancora più difficile da attuare. Senza locali il numero dei ritrovamenti in casa crescerà e anche questo sarà impossibile per le forze dell’ordine da controllare”.
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