Che fine ha fatto la Zolla di Expo? Il 2021 sarà l’anno della demolizione
27 Gennaio 2021 00:05
Tra le infrastrutture superstiti dell’Expo 2015 c’è la Zolla che ha rappresentato Piacenza all’esposizione universale ma, a sei anni di distanza dalla realizzazione, il 2021 rappresenterà l’anno dell’addio.
Nel dicembre 2020, il Consiglio di amministrazione dell’università Statale di Milano ha approvato l’affidamento dei lavori per realizzare il nuovo campus alla multinazionale Lendlease sull’ex area Expo. Il progetto ha un valore di 338 milioni di euro e il nuovo polo dal 2025 ospiterà ventimila persone tra studenti e personale dell’ateneo. Nei prossimi mesi inizieranno i lavori per la realizzazione del campus con la conseguente demolizione delle strutture attualmente presenti, tra queste anche la Zolla che si trova a due passi dal Padiglione Italia e poco distante dall’albero della vita, simbolo dell’evento mondiale del 2015.
A confermarlo è stato l’architetto piacentino Enrico De Benedetti, coordinatore di un team di colleghi che insieme a un gruppo di studenti del Politecnico, aveva progettato la Zolla, riproduzione ideale di una porzione di terreno locale con le stratificazioni geologiche e della terra madre che produce e dona vita. La squadra vincente era coordinata da Sandro Rolla (Polimi) ed Enrico De Benedetti (Ordine degli Architetti) e formata dagli studenti: Michele Bassi, Lorenzo Cocchi, Greta Andreoli, Ilaria Bianchi, Simone Varani e dai giovani architetti Rosemary Ramelli, Marta Piana, Mila Boeri, Filippo Ravera, Daria Ghezzi.
Nello stand “Piacenza land of values”, il territorio piacentino si è raccontato al mondo per sei mesi attraverso quasi 500 eventi. La nostra era stata l’unica provincia italiana a partecipare con un proprio spazio. Il percorso era iniziato nel 2013 con la nascita dell’Associazione temporanea di scopo Ats composta da 18 associazioni di categoria del sistema economico piacentino e guidata da Silvio Ferrari. L’investimento complessivo per la partecipazione di Piacenza all’Expo 2015 era stato finanziato dalle istituzioni locali e dai privati ammontava a due milioni di euro, la Zolla aveva un costo di 160mila euro, per trasferirla a Piacenza dopo l’evento ne servivano circa 100mila euro (costo stimato nel 2016).
“Salvare la zolla sarebbe stato difficile – ha spiegato l’architetto De Benedetti (che oggi è responsabile dell’area tecnica dell’Opera della Metropolitana di Siena) -. Si poteva smontare e portare a Piacenza. Ma occorre fare i conti con la realtà e la capacità della struttura di sopportare smontaggio, trasferimento e rimontaggio. Abbiamo incontrato qualche perplessità nella ricollocazione del tessuto urbano quindi è rimasta a Milano dove, per oltre cinque anni, è stata usata come punto di ritrovo per le manifestazioni che si svolte in quell’area ma la vita della zolla ormai è terminata. Di quell’espserienza resta la soddisfazione di aver portato il sistema Piacenza in una manifestazione mondiale con Stati e Regioni, nessuna città a parte la nostra aveva avuto il coraggio di partecipare da sola. Expo 2015 era stato un ottimo esempio di collaborazione tra le istituzioni locali. Inoltre di quell’esperienza resta anche a pubblicazione di Skira dedicata alle architetture più interessanti di Milano in quegli anni, il libro cita la nostra Zolla e l’editore è un punto di riferimento per l’architettura nel mondo”.
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