Al Municipale torna l’opera: domani e domenica in scena “Aroldo” di Giuseppe Verdi
20 Gennaio 2022 12:39
Prosegue la stagione d’Opera 2021/2022 del Teatro Municipale di Piacenza: domani alle 20.00 e domenica alle 15.30 andrà in scena “Aroldo” di Giuseppe Verdi. Il titolo verdiano, nuova coproduzione che vede unite le forze dei Teatri di Rimini, Ravenna,
Piacenza e Modena, è stato scelto per celebrare la rinascita del Teatro Galli, colpito nel corso del disastroso bombardamento aereo del 28 dicembre 1943 e che solo nel 2018 è stato restituito alla città di Rimini dopo un’attenta ricostruzione. Proprio nello storico teatro riminese Aroldo debuttò nel 1857.
In quest’Aroldo la narrazione è intessuta delle vicissitudini del Teatro Galli: Emilio
Sala ed Edoardo Sanchi, che curano drammaturgia e regia, hanno calato la vicenda in tempi moderni. Il protagonista (il tenore Luciano Ganci, già applaudito nel 2019 al Municipale di Piacenza ne “La forza del destino”) è ancora un reduce, non delle Crociate ma della campagna coloniale nell’Africa Orientale e il luogo dove si rifugia dopo la scoperta del tradimento della moglie Mina (il soprano Roberta Mantegna, di ritorno sul palcoscenico piacentino dopo “Il corsaro” nel 2018) è un borgo improntato ai valori del nuovo “ruralismo” fascista. A introdurre la vicenda è la voce recitante di Ermanna Montanari, come se Mina stessa fosse intenta a ripercorrere il dramma nel suo intrecciarsi alla storia del Teatro Galli. Egberto, padre di Mina, è il baritono Vladimir Stoyanov, di ritorno al Municipale dopo aver interpretato Ford nel “Falstaff” del 2020, mentre Adriano Gramigni e Riccardo Rados sono rispettivamente Briano, camerata di Aroldo, e Godvino, l’amante di Mina; Giovanni Dragano è il cugino Enrico. Sul
podio Manlio Benzi, alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, mentre il Coro del Teatro Municipale di Piacenza è preparato da Corrado Casati.
Giulia Bruschi e Nevio Cavina firmano rispettivamente scene e luci; i costumi sono
di Raffaella Giraldi ed Elisa Serpilli, il montaggio video e le proiezioni di Matteo Castiglioni, mentre Isa Traversi cura i movimenti scenici.
Al contrario di quanto avviene nel “Simon Boccanegra”, creato sempre nel 1857, dove la
riconciliazione tra Fiesco e Simone arriva troppo tardi per mutare l’esito tragico della vicenda, in Aroldo il finale è pieno di aspettative. Sottolinea infatti il regista Emilio Sala: “la riconciliazione coincide con la ricostruzione del teatro. Ciò che avviene sul piano individuale, nella relazione tra i due coniugi che alla fine sembrano potersi riconciliare, succede anche sul piano storico e simbolico con la riapertura di uno dei pochi spazi in cui la comunità cittadina (o se preferite la comunità ‘immaginata’ di coloro che credono nel valore sociale dell’esperienza artistica) può ancora riconoscersi: il teatro”.
Notoriamente un rifacimento dello “Stiffelio” (1850), che sposta l’azione al tempo delle Crociate, la prima riminese del 1857 di Aroldo fu salutata dal successo: furono ventisette le chiamate in scena per Verdi, a testimonianza dell’entusiasmo suscitato dalla presenza del celebre compositore in città.
Si ricorda che, come da disposizioni vigenti, l’accesso allo spettacolo è consentito solo con Green Pass rafforzato e mascherina di tipo Ffp2.
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