“Il Mereghetti – Dizionario dei film” presentazione e intervista con Radio Shock
09 Dicembre 2022 18:20
A margine della presentazione del suo iconico dizionario dedicato ai film, il critico Paolo Mereghetti è stato intervistato dalla “redazione” di Radio Shock, nell’ambito delle attività di sensibilizzazione contro lo stigma del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Piacenza.
L’evento, presentato all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, rientrava nei percorsi di cinema del Premio Cat 2022. Le domande della redazione sono state particolarmente apprezzate dal noto giornalista.
Durante la presentazione del dizionario, autentica bibbia del cinefilo, Mereghetti, sollecitato da Piero Verani, presidente Cinemaniaci, ha ricordato il principale scopo del progetto di cui nel 2023 si celebra il trentennale.
“E’ quello di far conoscere la passione per la settima arte, di accompagnare lo spettatore nelle scelte. L’ambizione è quella di indicare sempre la via del cinema anche quando in molti sembrano volersi incaricare di nasconderla o cancellarla. Io continuo a credere che quella strada ci sia ancora e che molti vogliano ancora seguirla. Nella sua versione definitiva il dizionario – ha spiegato Mereghetti ad un pubblico partecipe e curioso – arriva a quota 35mila schede, con i film nuovi usciti negli ultimi due anni (aggiornati ai primi di settembre 2022), con un’abbondantissima selezione dei tanti titoli che le piattaforme sfornano quasi quotidianamente, ma anche con un capillare recupero di tantissimi «vecchi» film, dalle pietre miliari del muto, dalle donne per troppo tempo dimenticate (Kinuyo Tanaka, Ann Hui) ai “maestri” da riconsiderare e far conoscere ai campioni del cinema popolare fino ad arrivare a Claude Lanzmann e ai suoi film che interrogano la Storia”. Per il giornalista del Corriere della Sera, classe ’49, il cinema ha sempre rappresentato una finestra sul mondo: “Mi sono appassionato al cinema della fine anni ’50 quando finiva la tradizione hollywoodiana del cinema classico e in Europa iniziava la nouvelle vague. Erano anni di cinema vivissimo che aveva tanto da dire, il cinema è sempre stato un compagno di vita. Mi sono portato dietro l’idea che i film non vanno trattati con superficialità e i critici devono restare sempre un gradino sotto alla pellicola recensita”.
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