La Cisl nel Piacentino ha sfiorato i 23mila iscritti nel 2023: più della metà è “rosa”
20 Gennaio 2024 16:54
Aumentano gli iscritti della Cisl Parma Piacenza. In particolare, nella nostra provincia la Cisl registra quasi 23mila iscritti, con un’incidenza del 54% d’iscritte donne e del 10,2% di under 35.
Alla fine del 2023, il tesseramento (tra Parma e Piacenza) ha raggiunto quota 57.320, in crescita rispetto all’anno precedente del 3,01%, pari a 1.677 adesioni in più rispetto alla chiusura del 2022, di cui molte nelle federazioni dei lavoratori attivi, con la Filca (categoria costruzioni), Fit (logistica trasporti) Fisascat (Categoria del Commercio, Turismo e servizi) e Cisl Scuola a fare da traino a tutte le altre, confermando una crescita trasversale, sia nel settore del privato, che in quello del pubblico impiego ed una capacità delle categorie cisline di entrare in ogni settore lavorativo del territorio.
Va inoltre rilevato un aumento considerevole delle pratiche del patronato Inas e dell’attività del Caf Cisl che nel 2023, nella sola provincia di Piacenza, ha raggiunto il numero record di 26.971 modelli 730 elaborati.
“I dati numerici contano – commenta Michele Vaghini, segretario Generale Cisl Parma Piacenza – ma dietro ad essi c’è il grande lavoro di presidio sociale delle nostre categorie, dei pensionati, dei volontari, delle associazioni, delle delegate e delegati all’interno delle aziende e di tutte le operatrici ed operatori dei nostri servizi che con pazienza e professionalità, sanno rispondere ai bisogni dei cittadini”.
IL CONTESTO ECONOMICO-SOCIALE – Il contesto economico e sociale del 2023 è stato complicato, con una percentuale d’inflazione che, seppur diminuita rispetto all’anno precedente, ha messo in difficoltà le fasce più deboli della popolazione. Questi fattori hanno contribuito a creare una situazione d’incertezza che si è riflessa poi sulle scelte quotidiane delle persone”.
IL TEMA DELL’OCCUPAZIONE – “Dobbiamo poi concentrarci sul tema dell’occupazione anche nel nostro territorio – ha quindi proseguito Vaghini -. Nonostante un’indubbia tenuta, confermata anche dall’Istat, il 2023 ha visto la maggioranza di contratti attivati a tempo determinato o in somministrazione, segnale di un mercato del lavoro esitante sul futuro e portato quindi ad una ridotta stabilizzazione lavorativa. I dati sui profili professionali mancanti poi, i cosiddetti “introvabili”, sono segnali d’allarme che passano quasi inosservati. Il tema dell’orientamento, per esempio, spesso è gestito con poco coordinamento tra mondo della scuola e mondo delle imprese ma è un tema delicatissimo.
PIÙ INVESTIMENTI – “Va inoltre invertita poi la tendenza all’esodo di migliaia di piacentini che vedono nelle province limitrofe opportunità adeguate ai loro studi e alle loro capacità e in generale. Occorre investire in formazione e processi di riqualificazione dall’inizio alla fine del percorso lavorativo, puntando a un grande piano per le competenze digitali. Piacenza dev’essere attrattiva in fatto d’investimenti, non solo quando si parla di logistica o strutture commerciali. E l’investimento sul futuro, parte anche dall’aumentare il numero di facoltà universitarie, già oggi comunque notevole”.
CONTRATTI NAZIONALI SCADUTI – “Nel 2024, inoltre, dobbiamo ripartire dal rinnovo dei contratti nazionali scaduti fermi al palo da anni, chiamando alle loro responsabilità le associazioni imprenditoriali. I salari sono bassi, specialmente perché i tempi di rinnovo dei contratti sono lunghissimi e questo incide sugli stipendi. Sarà un anno importante e decisivo perché si dovrà affrontare la stagione delle riforme, a cominciare da quella fiscale per dare sostegno a stipendi e pensioni”.
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