Malinverni a “Lo specchio”: “Arte strumento per riscoprire le civiltà”
23 Aprile 2024 21:56
L’arte è il faro intorno al quale si costruisce l’essenza più profonda dell’essere umano. È attraverso l’arte che ci avviciniamo alla comprensione di noi stessi e del mondo che ci circonda, esplorando le infinite sfaccettature della conoscenza.
Nella quattordicesima puntata di “Lo Specchio di Piacenza”, il format di Telelibertà, ideato e condotto dalla direttrice Nicoletta Bracchi, ne ha parlato un esperto come Alessandro Malinverni, professore di Storia dell’arte e della moda e direttore del Museo Gazzola di Piacenza che si trova nell’Istituto omonimo.
IL MUSEO GAZZOLA
“Pochi sanno che – specifica Malinverni – è il più antico della città. La prestigiosa sede è ospitata in un palazzo di fine Quattrocento, appartenuto alla famiglia Fontana, al monastero di San Sisto e, da fine Seicento, alla famiglia Gazzola. Da storico dell’arte, ho imparato ad immergermi nel mondo del bello, a sondare il passato attraverso le opere d’arte e i manufatti che ne raccontano le storie. Occuparsi del bello è un viaggio affascinante, un continuo dialogo con le epoche. L’arte è uno strumento straordinario per riscoprire le civiltà, per immergersi nelle vite, nelle speranze e nei sogni”.
LA MODA
Nel suo fitto percorso di studioso si è particolarmente interessato alla storia del costume e della moda: “Conoscere la moda è come leggere un libro aperto sulla storia e l’anima di un popolo in un dato momento storico. Attraverso i tessuti, le forme e le cromie, possiamo cogliere sfumature profonde della cultura, delle aspirazioni e persino delle tensioni di una società. La moda del passato ha un fascino unico e irripetibile. In un tempo in cui la produzione era meno standardizzata e le influenze culturali più marcatamente distintive, ogni capo di abbigliamento raccontava un profilo, portava con sé un pezzo di identità e di memoria collettiva. La moda del passato era un’espressione vivente della creatività, del desiderio di bellezza e dell’individualità. La moda contemporanea può sembrare a volte più omogenea e standardizzata. Tuttavia, anche in questo contesto, possiamo trovare spunti interessanti e significativi. La moda contemporanea riflette le sfide e le dinamiche della nostra epoca, dalla globalizzazione alla sostenibilità ambientale, offrendo nuove prospettive e interrogativi sul nostro modo di vivere e di essere”.
LA PUTTURA
Passando in rassegna le arti figurative Malinverni confessa una propensione per la pittura: “Con un particolare interesse per il collezionismo. Mi affascina il motivo per cui nel passato uomini e donne hanno scelto di acquistare e circondarsi di dipinti, un gesto che va oltre il semplice atto di possesso, ma riflette un profondo legame con l’estetica e la cultura del tempo. Cerco di capire il gusto di coloro che ci hanno preceduto. Questa passione per la storia e per l’arte mi è stata trasmessa fin da bambino da mio nonno. Le chiese di Piacenza? Uno dei tesori che amo esplorare, e tra queste la mia preferita è Santa Maria di Campagna, un luogo che custodisce un’atmosfera unica e una ricchezza di decorazioni che mi ispira e mi emoziona ogni volta che mi capita di varcare la soglia”.
MESSAGGIO AI GIOVANI
L’affetto per i suoi cani, Trilli e Luce, i progetti a Parigi e Stoccolma, la passione per la scherma al Circolo Pettorelli, i suoi studenti (“Ne ho contati oltre 500 tra Colombini e Istituto Gazzola”), una seconda laurea all’orizzonte (“Mi piace studiare e leggere ma non sono un secchione”).
Sollecitato dalla direttrice Bracchi rivolge un messaggio ai giovani ma non solo: “In un mondo spesso dominato dalla frenesia e dalla superficialità, è fondamentale ritagliarsi dei momenti per coltivare la sensibilità estetica. Purtroppo, viviamo in un’epoca in cui l’arte e la bellezza sono spesso banalizzate o strumentalizzate a fini commerciali. Molti si improvvisano artisti senza avere un’adeguata preparazione, contribuendo a offuscare il valore dell’arte genuina. I social media, pur offrendo una piattaforma di visibilità senza precedenti, possono talvolta alimentare questa tendenza. Organizzare una mostra non dovrebbe essere un’ossessione per il successo o per il consenso del pubblico, ma piuttosto un’opportunità per condividere un’esperienza estetica significativa e autentica. Dobbiamo imparare a valorizzare la qualità rispetto alla quantità”.
A proposito di mostre, tra quelle organizzate a Piacenza, una in particolare gli è rimasta nel cuore: “L’esposizione dedicata a Panini negli anni ’90, un evento di grande rilievo che ha attirato pubblico da tutta Italia. Credo che riproporre l’opera di Panini potrebbe essere un’ottima idea per coinvolgere nuovamente visitatori e promuovere il patrimonio artistico locale. Ho proposto alle varie amministrazioni di considerare questa possibilità, magari con un approccio o un taglio differente, per offrire al pubblico un’esperienza nuova e coinvolgente. La Galleria Ricci Oddi? E’ un luogo che mi ispira profondamente, presto organizzerò una visita con una mia classe. Ho dedicato molto tempo allo studio della figura di Giuseppe Ricci Oddi, il fondatore di questa istituzione. È stato un uomo di grande fascino, le cui gesta e generosità dovrebbero essere maggiormente valorizzate e conosciute, un esempio per i giovani”.
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