L’economia piacentina rallenta ma tiene: presentato il Report 2024

27 Maggio 2024 18:54

Un rallentamento della crescita economica dopo il rimbalzo positivo post-pandemia del biennio precedente. E’ l’estrema sintesi dell’andamento dell’economia piacentina, nel 2023, contenuto nel report annuale curato dal Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica di Piacenza sotto la responsabilità scientifica del prof. Paolo Rizzi e presentato al Palabanca Eventi in occasione della “Giornata dell’economia piacentina”.

Si tratta di una contrazione della dinamica economica non solo nazionale ed europea, ma in gran parte del mondo occidentale e dei paesi emergenti, causata dalle tensioni geopolitiche internazionali (Ucraina, Medio Oriente, Africa) e dalle conseguenti ripercussioni sui mercati dell’energia e delle materie prime. In questo contesto difficile e imprevedibile, il sistema Piacenza rivela una tenuta sostanziale con il valore aggiunto provinciale che ha raggiunto i 10,1 miliardi di euro ed una crescita dell’1% a prezzi base, che rappresenta però un incremento relativo inferiore alla regione (+1,3%) e all’Italia (+1,1%).

L’occupazione

Parallelamente l’occupazione è cresciuta di oltre 4.300 unità, raggiungendo i 129.595 addetti nel 2023, migliorando ulteriormente il tasso di occupazione che ha ormai superato la quota del 70% come l’Emilia Romagna, ben al di sopra della media nazionale (61,5%).

Va tuttavia segnalato come il tasso di disoccupazione sia rimasto più elevato della media regionale (6,4% contro 5%) con oltre 8.800 disoccupati in provincia di Piacenza, trainato dai tassi di disoccupazione femminile (8%) e giovanile (circa 20%) più contenuti che nel resto del paese ma più alti delle aree più evolute del Nord Italia. Preoccupa ancora la notevole quota di contratti a tempo determinato (quasi 40 mila), che hanno raggiunto nel 2023 il 55,7% del totale delle attivazioni di lavoro, laddove solo il 13% è costituito da contratti a tempo indeterminato (quasi 10 mila). Negli ultimi 15 anni i primi crescono del 79% (mentre il lavoro somministrato è salito quasi del 90% con conseguenze evidenti sul nuovo fenomeno dei working poor).

Dinamica di impresa

Il numero di imprese attive, dopo la modesta crescita del 2022, ha ripreso il proprio andamento di declino ormai decennale con la perdita di 210 unità, con il segno negativo sia nell’agricoltura che nell’industria, a fronte della crescita dei sevizi alle imprese, delle attività professionali e tecniche e delle imprese dei settori dell’intrattenimento, dello spettacolo e dello sport. Prosegue in positivo il rafforzamento del tessuto imprenditoriale in termini di forma giuridica, con le società di capitale che salgono a 5.742 (31% del totale) e si conferma importante il contributo delle imprese straniere (quasi 4000) che crescono di oltre un terzo nell’ultimo decennio compensando il calo continuo delle imprese autoctone (-11% dal 2014).

Le esportazioni

Sul fronte dei rapporti con l’estero, le esportazioni segnano un’altra annata decisamente fortunata (dopo lo stop del 2022), salendo a 6,5 miliardi di euro con un balzo dell’8,6%, soprattutto grazie all’incremento di vendite in Germania, Stati Uniti, Asia. Va sempre depurato il dato delle esportazioni dai flussi attivati dalle piattaforme logistiche del territorio che portano all’estero prodotti non locali, ma la crescita delle vendite internazionali dei nostri settori di punta è comunque ragguardevole, a partire dai macchinari (1,2 miliardi di euro), dell’alimentare (603 milioni) e dei mezzi di trasporto merci (279 milioni): Piacenza ormai da un decennio è diventata tra le prime esportatrici del paese, con una propensione internazionale pari al 55% del Pil locale (36% in Italia).

Distribuzione del reddito

Il rapporto 2024 ha anche integrato le analisi socioeconomiche con due approfondimenti. Il primo ha riguardato l’elaborazione delle dichiarazioni dei redditi 2023. I dati del Ministero dell’economia e delle finanze hanno confermato che la quota più rilevante del reddito complessivo sia quella relativa ai redditi da lavoro dipendente e assimilati (57%), seguiti dai redditi da pensione (31,2%), quelli da lavoro autonomo (3,4%) e da partecipazione (4,6%), mentre l’ammontare dei redditi di spettanza agli imprenditori costituisce il rimanente 3,8%. Ma come si può giudicare la distribuzione del reddito a Piacenza? Si osserva che la quota di popolazione con redditi più bassi (sotto la soglia dei 15 mila euro di imponibile) sia pari a circa un terzo del totale (oltre 69 mila persone pari al 32,1% dei contribuenti) ma disponga solo del 9,2% dei redditi, mentre nella parte superiore della distribuzione, con redditi superiori ai 55 mila euro, il 6,3% dei contribuenti abbia un reddito del 25,5% del totale. Si tratta di differenze significative, anche se non così forti come in altri contesti internazionali. Il dato va integrato con l’incremento fortissimo di richieste di aiuto economico e relazionale che la Caritas di Piacenza ha registrato nell’ultimo anno.

Povertà più diffusa

Il secondo nodo rilevante riguarda l’emergere di situazioni di povertà sempre più diffuse. Se a livello nazionale l’Istat ha riportato che nell’ultimo decennio la povertà assoluta è quasi raddoppiata dal 6% ad oltre il 10%, nel territorio piacentino l’Osservatorio delle povertà della Caritas ha registrato un incremento consistente nelle richieste di aiuto (mensa, ricovero, vestiti, assistenza psicologica) sia per il moltiplicarsi di casi di bisogno estremo (senza fissa dimora, rifugiati, patologie psichiatriche acute, dipendenze), sia per il diffondersi di situazioni ibride “grigie” legate al nuovo fenomeno dei working poor. A fronte di un sistema di offerta di servizi socio-sanitari di livello qualitativo medio elevato, il mix tra pubblico, privato e privato sociale deve trovare risposte innovative sul tema della co-progettazione dei servizi, per dare pari dignità a tutte le componenti del sistema di protezione sociale e sostenere il ricco patrimonio di “capitale sociale” della solidarietà del territorio.

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