Premierato, Ainis: “Un gigante tra nani”. Fedriga: “Lo Stato così non funziona”

21 Settembre 2024 09:09

Da sinistra: Michele Ainis, Gian Luca Rocco e Massimiliano Fedriga

“Italia plurale. Riforme contemporanee tra autonomia differenziata e
premierato” è il titolo del partecipato incontro che ha visto protagonisti il costituzionalista e scrittore Michele Ainis e Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia nonchè presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Allo Spazio XNL il dialogo è stato condotto da Gian Luca Rocco, direttore editoriale del Gruppo Libertà.

IL CONFRONTO TRA AINIS E FEDRIGA

Tema del dibattere sono le riforme sul presidenzialismo che esige un iter costituzionale e l’autonomia differenziata oggetto invece di una legge ordinaria promulgata il 13 luglio di quest’anno.

Ainis sgombra subito il campo, ma con cautela: “chi vuole il presidenzialismo non è un bieco conservatore, il premierato di per sé non è una cosa fascista, non c’è una bestemmia costituzionale. Ma meglio sarebbe cominciare da una riforma che permetta agli elettori di scegliere i propri parlamentari” e qui si guadagna il primo applauso. “Però il punto critico è che eleggere insieme premier e parlamento che deve dargli la fiducia potrebbe creare una situazione di confitto fra quest’ultimo e il popolo inoltre con l’investitura diretta “il presidente del consiglio diventa un gigante in una terra di nanetti, posto che è in crisi la magistratura, le regioni, il parlamento e la stabilità del governo, inoltre ne sarebbe diminuito il ruolo del presidente della Repubblica”. Per Ainis mancano quei contrappesi necessari ad un eccesso di potere.

Al contrario, Fedriga mette l’accento sulla ingovernabilità di questi anni, fra premier anche molto autorevoli ma governi “che cadono anno dopo anno”.

“Bisogna far funzionare il Paese” avverte e con premierato e autonomia differenziata il Paese “si rafforza”. Il politico non vede un rischio di disgregazione nell’autonomia differenziata e nel sistema della compartecipazione dello Stato all’attività effettiva delle regioni anche meno produttive.

Diversamente Ainis è convinto che le 23 materie attribuibili alle 15 regioni a statuto comune vadano ad intaccare diritti “non segmentabili, non è ragionevole avviare una spinta centrifuga”. E dovendo affrontare una lievitazione di costi per lo Stato. Per Fedriga però già oggi lo Stato non sta rispettando quei livelli essenziali di prestazione dovuti, è inadempiente, e un miglioramento locale, regionale dell’apparato amministrativo, appare la via giusta per arginare questo vulnus. Il rischio di sistemi diversi in ogni regione? “La forza del Paese sta nelle diversità da valorizzare entro un quadro unitario e servono risposte specifiche”. Valle d’Aosta e Sicilia non possono avere le stesse esigenze.

Ce la faranno queste riforme? Chiede da ultimo Rocco. Fedriga lascia aperto un “non so”, ammettendo che sono sempre molto ostacolate. Ainis cita simpaticamente una vecchia battuta russa a doppio senso, il pessimista di una fila interminabile sbuffa “non se ne può più”, l’ottimista, in cui Ainis si riconosce, dice “ma vedrà che andrà peggio”.

 

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