Pensare Contemporaneo: terza edizione dedicata alle “Vite svelate” e alle fragilità

05 Dicembre 2024 17:47

Vite svelate” è il tema scelto per la terza edizione del Festival del Pensare Contemporaneo, in programma a Piacenza dall’11 al 14 settembre 2025. Concepito come uno spazio di dialogo, sperimentazione e ascolto, il Festival di quest’anno esplorerà il tema della vulnerabilità come condizione esistenziale e forza trasformativa.

Dopo il successo delle precedenti due edizioni (con quella del 2024 che ha visto il pubblico crescere sino alle 24mila presenze di quest’anno, tra sale gremite per i 160 relatori ospiti di 80 incontri e la platea virtuale di un milione e mezzo di persone), il Festival ideato per l’anno che verrà è stato illustrato oggi, giovedì 5 dicembre, nel Ridotto del Teatro Municipale dal curatore Alessandro Fusacchia e dal direttore filosofico Andrea Colamedici.
Presenti anche la sindaca Katia Tarasconi, il presidente della Fondazione di Piacenza e e Vigevano Roberto Reggi e la direttrice di Fondazione Teatri, Cristina Ferrari.

due novitÀ importanti

Oltre ad annunciare il tema portante della kermesse, sono state presentate due novità importanti: l’appuntamento con gli “Italian Podcast Awards” che Piacenza ospiterà il 10 e 11 maggio 2025, oltre all’assegnazione del Premio Internazionale Pensare Contemporaneo, che nel 2024 è stato conferito al filosofo Byung-chul Han e che verrà attribuito – anche nel 2025 – a una personalità di rilievo mondiale i cui studi, le cui opere e attività di divulgazione abbiano influenzato il pensiero e la visione sulla società contemporanea.

il Festival si comporrà di diversi formati

Lo svelamento come condizione” – lezioni magistrali che indagano il tema da diverse prospettive disciplinari, costruite non come conferenze accademiche ma come momenti di pensiero vivo, tra sapere teorico ed esperienza.
Intrecci di saperi”- vere e proprie “triadi” in cui tre voci autorevoli, afferenti a settori diversi, dialogano sullo stesso tema, portando ciascuno la propria prospettiva.
Confessioni del presente” – dialoghi notturni come intimo momento di incontro che vedrà intellettuali, artisti e figure pubbliche “scoprirsi” e mettersi in gioco, laddove l’oscurità si fa condizione che facilita l’apertura.
Officine del Pensiero” – laboratori di elaborazione collettiva, workshop intensivi in cui il pubblico non è spettatore ma protagonista: il pensiero come pratica condivisa.
Archivio delle vite” – sessioni di ascolto dedicate alla raccolta di storie personali, testimonianze, frammenti biografici: non semplici interviste, ma domande profonde le cui risposte andranno a costituire un archivio del Pensare Contemporaneo.

le dichiarazioni

“Questa terza edizione del Festival – ha spiegato Roberto Reggi – ci aiuterà ad indagare le fragilità, che riguardano tutti da vicino e soprattutto i nostri giovani. Giovani che sono stati il nostro orgoglio nella passata edizione, con i complimenti che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto alla nostra città a questo proposito.
Ritengo che questo Festival, nell’accompagnarci a esplorare le vite svelate e togliere dal cono d’ombra le richieste di aiuto che spesso rimangono mute, possa aiutarci tutti anche a trasformare la fragilità in leva motivazionale per costruire ponti e rafforzare legami sociali”.

“Il prossimo anno – ha aggiunto il curatore artistico Alessandro Fusacchia – proveremo ad alzare livello della connessione con la città rispetto ai temi che vogliamo trattare. Sarà un festival più intimo e con qualche esperimento a livello di formato.
Vogliamo abbattere, dove possibile, la barriera tra chi sta sul palco e chi invece ascolta. Vogliamo portare la città a discutere al proprio interno, con i cittadini che diverranno attivatori di molti contenuti e discussioni. La verità è che stiamo tutti nella stessa tempesta, anche se con barche diverse: cosa succede se questo stato che proviamo lo spingiamo in avanti? Non si tratterà di una metrica facile, ma aiuteremo le persone a vivere meglio l’esperienza del Festival. Dev’essere un luogo per conoscere e conoscersi. E vi assicuro che sarà ancora una volta un evento di respiro internazionale, portando ospiti illustri da altri Paesi”.

“La condizione contemporanea – aggiunge il direttore filosofico, Andrea Colamedici – si manifesta sempre più come un’interminabile esposizione radicale: vite che si svelano, si scoprono, emergono nella loro fragilità unica e costitutiva. Non è solo una questione di vulnerabilità sociale o economica, ma di un più profondo movimento di emersione dell’interiorità, di affioramento del segreto; un bisogno urgente di dare voce e forma a un malessere diffuso che attraversa le generazioni, trovando nei giovani la sua manifestazione più acuta”.

“Il Festival coglie, come sempre, una questione centrale del nostro tempo – sottolinea la sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi – in una società dove è sempre più evidente la dicotomia tra la massima esposizione delle nostre vite ‘condivise’ e la fragilità interiore dell’individuo, in cui ciascuno può in certa misura riconoscersi. Anche qui sta il valore aggiunto di questo grande evento culturale, nell’unire una dimensione intellettuale di altissimo profilo, l’immediatezza divulgativa e la capacità di intuire una sensibilità collettiva che tocca corde profonde e vibranti per tutti. Dare continuità a questo progetto, per le istituzioni che insieme hanno creduto nella sua forza, significa investire nella cultura come risorsa non solo di attrattività del territorio, ma anche come fattore di coesione sociale per la nostra comunità”.

Parole cui fanno eco quelle di Cristina Ferrari, direttrice della Fondazione Teatri di Piacenza: “Il Teatro è da sempre l’emblema di una comunità vivente, lo specchio della città e lo spazio dell’incontro e del dialogo. Il tema delle ‘Vite svelate’ appartiene profondamente al palcoscenico, inteso come luogo dove avviene uno svelamento, reso possibile dall’arte, della condizione umana e di sentimenti universali. La musica è una chiave per aprire il cassetto della nostra individualità, in tutte le sue incertezze, e per sentirci partecipi di un rito collettivo. Proseguiamo con entusiasmo l’avventura del Festival, dopo il successo delle precedenti edizioni, esplorando insieme nuovi percorsi e rafforzando il nostro legame con la comunità”.

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