“Non hanno un amico”, al Politeama satira e paradossi società con Luca Bizzarri

09 Dicembre 2024 12:11

Luca Bizzarri, uno dei volti più conosciuti e apprezzati del panorama comico italiano, sarà protagonista al Teatro Politeama, questa sera, alle ore 21. I biglietti, ancora disponibili, sono in vendita tramite il circuito www.ticketone.it e presso la biglietteria del teatro. L’attore e cabarettista genovese, del duo “Luca e Paolo”, presenta il suo spettacolo solista, “Non hanno un amico”, un titolo che già da solo evoca il tono provocatorio e ironico che contraddistingue il suo stile. In cammino attraverso i paradossi e le contraddizioni della società contemporanea.

“Non hanno un amico” nasce da un podcast omonimo. Luca, quando ha capito che quei contenuti avrebbero potuto funzionare anche in un progetto teatrale?

«Il progetto è nato quasi come un’evoluzione naturale del podcast. Alla fine, il podcast stesso era già una sorta di monologo in teatro, solo senza il pubblico presente fisicamente. Dopo circa 200 puntate, mi sono reso conto che c’era un filo conduttore, una narrazione che poteva essere portata su un palco. Molte parti dello spettacolo sono originali e non derivano direttamente dal podcast. In scena irrompe la realtà, non puoi ignorarla, devi adeguarti e interagire con essa»

Cosa significa “Non hanno un amico”?

«È un intercalare ironico, ma con un fondo di verità, perché spesso sembra che manchi quel sano confronto che può evitare situazioni imbarazzanti o, peggio, dannose. E’ un’espressione che uso per evidenziare come, soprattutto nel mondo politico, manchino persone fidate e sincere accanto a chi prende decisioni. Persone che abbiano il coraggio di fermarli prima che compiano passi falsi. Ma, in generale, c’è una scarsità di amicizie autentiche, quelle che non si limitano a dirti ciò che vuoi sentire, ma che sono pronte a mettersi di traverso se necessario».

Cosa può aspettarsi il pubblico dal suo monologo?
«Lo spettacolo spazia su vari argomenti. Si parte dalla politica, sì, ma non è il tema predominante. Parlo molto anche della fiducia, o meglio della mancanza di fiducia, tra generazioni, della mia rispetto ai millennial e viceversa. Uno sguardo ironico ma anche disincantato sulla realtà che ci circonda».

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