Con gli abiti di Armani la favola dark “Phenomena” diventa glamour
12 Marzo 2025 14:00
Non saprei dire che film ho guardato ieri sera, ricordo benissimo quello visto 40 anni fa al cinema. Galleria affollata e trepidante la domenica pomeriggio, applausi fragorosi sui nomi di Dario Argento e Giorgio Armani nei titoli di testa. Proiezione-evento quella di “Phenomena” nella mia adolescenza: il regista del cuore, lo stilista prediletto e il colpo di fulmine Jennifer Connelly (già adocchiata in “C’era una volta in America”) in un’unica magìa.
La fiaba dark del maestro del brivido oggi resta saldamente in cima alle mie preferite. Tanto che nel 2017, quando incontrai Argento per il trentennale del giallo-Parma “Opera”, finimmo per parlare anche di “Phenomena”. Gli occhi di Dario si allargarono improvvisamente e sorrisero, amabile come sempre, sembrava non aspettasse altro. «Con Armani mi sono trovato benissimo, lo raggiunsi a Milano per parlare dei personaggi. Ama davvero il cinema e so che mi stima molto. Tra noi l’intesa è stata totale», rispose senza indugi a proposito della proficua collaborazione con Re Giorgio.
Altra mia domanda-amarcord: grazie ad Armani lei trovò l’attrice giusta per “Opera”, o sbaglio? «Tutto vero – confermò Argento – ho notato per la prima volta Cristina Marsillach in un celebre spot di Armani». Un tuffo al cuore che mi riporta dritto ai tempi del liceo: “La mano, la bocca, il naso, le ciglia” con l’attrice spagnola e il ragazzo che si stringono nel finale. Passava in tv, lo sapevamo a memoria: 32 secondi di grande cinema b/n, con Martin Scorsese alla regìa e le luci di Nestor Almendros.
La chiacchierata con Dario scivolò inevitabilmente su Jennifer Connelly, astro nascente nel 1985, se possibile più incantevole fasciata negli abiti Armani. «In Giappone erano impazziti per la divisa da collegiale che lo stilista ha disegnato per il film – mi confidò il nume tutelare del giallo all’italiana – . Alla première trovai la sala piena di ragazzine vestite in giacca blu e camicia chiara come la protagonista». Erano proprio le risposte che sognavo per l’intervista apparsa a tutta pagina pochi giorni dopo, il 29 novembre 2017, sul quotidiano Libertà.
È stato un piacere e un onore salutare il poeta della paura due anni dopo, al Teatro Regio di Parma, straordinario set per “Opera”, per la serata argentiana della rassegna “I giardini della paura”. Come è stato un piacere e un onore – specularmente – ascoltare Armani al Teatro Municipale di Piacenza, nel maggio 2023, per la laurea honoris causa in Global business management conferita dall’Università Cattolica.
La passione per lo stile e l’arte di Armani credo sia un tratto di famiglia in casa Argento. Daria Nicolodi, compianta musa e compagna storica di Dario, lo ha ribadito su Twitter (oggi X) almeno un paio di volte. Nel novembre 2014 l’attrice “cinguettava” con orgoglio di aver fatto la modella per il signore della moda. Ma soprattutto, nel marzo 2019, a corredo di una sua foto nei panni della perfida vicepreside Frau Brückner di “Phenomena”, Daria sottolineò: “L’abito che indosso è stato concepito, disegnato e adattato al mio corpo personalmente dal re Giorgio Armani”.
Alla mostra “The Exhibit” dedicata nel 2023 al “world of horror” di Argento, i curatori Domenico De Gaetano e Marcello Garofalo hanno voluto inserire nel percorso al Museo del cinema di Torino i bozzetti dei costumi realizzati per “Phenomena”.
Look sofisticato
Quanto a Jennifer Connelly, ancora me la sogno raggiante in “total white”, con la felpa dall’aquila dorata in rilievo oppure con la gonna alle caviglie accarezzata dal vento. Abiti sofisticati, dalle linee sobrie – e qui sta la genialità di Armani – in contrasto con le atmosfere cupe del racconto. Connelly in varie interviste ha espresso la sua ammirazione per “King George” e, da ragazzina, durante la promozione di “Phenomena”, ha elogiato il look creato per il suo personaggio.
Oggi, se sbroglio la matassa della memoria, riesco a vedere gli amici dopo la proiezione di 40 anni fa. Tutti galvanizzati dal finale shock ordito da Argento e dal guardaroba sfoggiato da Jennifer. Ricordo l’aquilotto Armani sulle ballerine di Laura, seduta al cinema nella poltroncina accanto, e quello in pelle cucito ad ali spiegate sui miei primi jeans GA, imbottiti, con elastico alle caviglie (formidabili alleati nei giorni glaciali della nevicata storica). Meravigliosi come il bomber “double face” grigioverde che – avercelo – indosserei ancora. Eravamo così, orgogliosi di vestire con i colori dei ciottoli del Trebbia. Sfumature talmente inconfondibili da spingermi già a 13 anni ad abbracciare lo stile essenziale Emporio Armani. Incoraggiato – va detto – da una sorella maggiore più interessata al poster con il testimonial super glam Matt Dillon (teen idol appena uscito da “I ragazzi della 56ª strada”) che ad assecondare me, giovanotto pop con velleità da “arbiter elegantiarum”.
di Michele Borghi
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