Tra sogno e follia le acqueforti di Francisco Goya in mostra a Vigoleno
01 Luglio 2022 02:52
Presentazione ufficiale per la mostra “Sogno e Follia” – dedicata all’opera incisa di Francisco Goya – che sarà ospitata dal 3 luglio al 6 novembre nel quattrocentesco Oratorio della Beata Vergine delle Grazie di Vigoleno, riaperto lo scorso anno (con una pregevole raccolta di acqueforti di Rembrandt) al termine dall’accurato lavoro di restauro compiuto dal Comune di Vernasca.
Ad aprire la giornata è stato il sindaco di Vernasca Giuseppe Sidoli, seguito dagli interventi del presidente dell’associazione Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, Orazio Zanardi Landi, e dei curatori della mostra incentrata su Goya, Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli.
Presenti i rappresentanti di tutti i partner della mostra, tra i sostenitori Bmw Due C, Confindustria a Piacenza, Fondazione Piacenza e Vigevano, che conferma e rilancia il ruolo del Borgo di Vigoleno come uno dei più attrattivi gioielli del territorio.
Dopo il tradizionale taglio del nastro, una lettura di Neruda da parte di Mino Manni (l’attore ha anticipato che lo spettacolo che lo vedrà protagonista a Vigoleno il 28 luglio sarà incentrato sulla figura di Don Chisciotte) ha infine preceduto il primo sguardo dal vivo alla mostra.
La mostra
Nel suggestivo Oratorio della Beata Vergine delle Grazie di Vigoleno sono riunite 32 acqueforti realizzate da Francisco Goya (1746-1828), testimonianza del suo eccezionale lascito formale ed espressivo: è presente l’intero corpus incisorio de Los Disparates (le cosiddette Follie o Proverbi) e numerosi esemplari de Los Caprichos e della Tauromaquia.
Opere in cui l’indagine di Goya affonda nella profondità dell’animo umano, portando alla luce, soprattutto ne Los Caprichos e ne Los Disparates, la parte “nera” dell’uomo in tutta la sua complessità e potenziale mostruosità. Sono opere in cui Goya è in grado di superare lo stesso mezzo tecnico grazie alla resa della sua rappresentazione, alla forza incontenibile della sua fantasia, al dominio assoluto del linguaggio grafico.
In queste incisioni, Goya abbatte il muro invisibile che separa l’uomo dalla sua psiche, ci abbandona nel pozzo dell’inconscio, ne libera tutti i dèmoni, li identifica e li esplora con la punta acuminata del suo bulino, con l’avida curiosità di chi ha intuito sotto la pietra, anche la più insignificante, un’altra forma di vita, una colonia di esseri deformi, ma pur sempre umani: e, nel contempo, ci rivela l’inaudita nudità fisica e morale di una classe sociale emarginata e oppressa.
Realizzate da Goya tra il 1815 e il 1823 mentre viveva nella “Quinta del Sordo” nei pressi di Madrid, Los Disparates documentano inoltre il linguaggio della tarda maturità dell’artista e costituiscono la serie più enigmatica mai composta dal pittore: segnano il suo apogeo grafico, sono il suo testamento artistico e rappresentano il punto di non ritorno nella storia dell’incisione europea, una rivoluzione estetica che segna l’inizio dell’espressionismo moderno.
All’interno del percorso della mostra, una installazione ripropone, in forma rivisitata, i temi de I disastri della Guerra, il ciclo incisorio iniziato da Goya nel 1810 e dedicato ai terribili avvenimenti della guerra franco-spagnola.
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