“Partita per la vita” di Aido, quando il gol più importante è donare gli organi

31 Luglio 2023 04:07

Filippo Cannizzaro vede con le cornee di un altro. Altri. Perché i trapianti nella lotta contro la sua malattia degenerativa sono stati due. Nel 2009 e nel 2021. “Oggi mi chiamano occhio di falco”, sorride. Si ferma. Respira. “Sono tornato a vedere la luce” e quegli occhi di altri si riempiono di lacrime sue. Arrivato con la Nazionale Trapiantati, c’è anche lui al campo della “Partita per la vita” per sfidare la squadra del 118 e i ragazzi del Bobbio-Perino.

Sette edizioni, volute da Michele Lizzori (il simbolo di Aido che manca tanto a tutti), e una grande sfida che va oltre ogni gol: dire sì alla donazione, iscrivendosi ad Aido (è gratis) o manifestando la propria volontà direttamente sulla carta d’identità. Ci sono ottomila persone che anche oggi, anche ora, attendono solo la telefonata di chi dall’altra parte della cornetta gli dica: “C’è un organo”. Tre anni il tempo d’attesa medio.

Tante le testimonianze raccolte dalla giornalista di Telelibertà e liberta.it Marzia Foletti che ha presentato la serata di preparazione alla partita di ieri, domenica, a Perino, organizzata da Aido Valtrebbia e provinciale.

Tra gli intervenuti, Daniele Vallisa, direttore di Ematologia e del Centro trapianti di midollo osseo dell’Ausl, Gabriella Sangiorgi, direttrice del centro di riferimento trapianti dell’Emilia Romagna da pochi giorni in pensione, Sara De Amicis, medico in Nefrologia dell’Ausl di Piacenza, e Francesco Lauri, infermiere e coordinatore locale per gli espianti d’organo.

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FOTO GALLERY DI PIETRO ZANGRANDI

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