Bobbio Film Festival, il chiostro di San Colombano sold out per Barbara Ronchi
31 Luglio 2024 10:03
E’ la pellicola “Dieci minuti” di Maria Sole Tognazzi ad aver conquistato la platea del Bobbio Film Festival nella sua quarta serata. Bianca, la protagonista, è una donna spezzata dalle trame della vita, che prova a risollevare lo sguardo al cielo con un percorso di psicoterapia insieme ad una metodica e rigidissima dottoressa che le suggerisce di fare, per 10 minuti al giorno, una qualsiasi cosa mai fatta prima. Una storia che si traduce in un momento di rinascita, in una presa di coscienza, un invito a riaprire gli occhi ad osservare e ad ascoltarsi.
una performance emozionante
Ospite della serata, in un Chiostro di San Colombano ancora sold out, una vecchia conoscenza del festival, Barbara Ronchi, una delle attrici più richieste del momento, che ha raccontato la sua esperienza nei panni di un personaggio davvero stimolante. L’interprete romana offre una performance emozionante e autentica, rendendo palpabili le lotte interiori del personaggio di Bianca: “La sceneggiatura – spiega l’attrice dialogando con il critico Enrico Magrelli – esplora temi di resilienza, scoperta di sé e trasformazione personale. Ogni giorno, per dieci minuti, Bianca si immerge in esperienze mai provate prima, sfidando le sue paure e rompendo le catene della sua routine. Questo processo di sperimentazione quotidiana diventa un simbolo potente di rinascita e di riconquista della propria vita. Il film, liberamente ispirato al libro di Chiara Gamberale “Per dieci minuti”, non è solo un viaggio personale di una donna in crisi, ma si rivela anche un invito universale, ci spinge a trovare il coraggio di uscire dalle nostre zone di comfort”.
una tematiche universale
In collegamento da remoto è intervenuta anche Maria Sole Tognazzi: “Dopo aver letto il romanzo “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale ho incontrato Francesca Archibugi, con cui ho iniziato a parlare di quanto questo libro contenesse un’idea potente, che ci sarebbe piaciuto trasformare la sceneggiatura. Credo che l’abbandono rappresenti la crisi centrale di ogni esistenza. È una tematica universale, capace di toccare le corde più profonde della nostre esistenze. Abbiamo coì deciso di raccontare questa crisi attraverso la vita di una giovane donna. La sua esperienza di abbandono si rivelerà non solo rivoluzionaria, ma anche capace di infrangere le incrostazioni egotiche che avvolgono il protagonista. Il racconto, sebbene fortemente introspettivo, non si limita a un’analisi confinata tra le quattro mura di una stanza. Al contrario, la narrazione è scandita da una serie di prove e incontri che costringono la nostra protagonista a confrontarsi con il mondo esterno”.
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