Lo spirito del calcio, vademecum per bambini e genitori
La società del Gossolengo Pittolo ha predisposto delle regole di comportamento per permettere ai baby giocatori di divertirsi senza condizionamenti esterni

Corrado Todeschi
3 aprile 2025|4 giorni fa

I pulcini 2015 del Gossolengo Pittolo
“Lasciamo che i nostri bambini giochino senza pressione e siano liberi di fare e divertirsi senza inutili condizionamenti esterni. E’ il loro momento e non il nostro, cerchiamo di non rovinarglielo”. Si chiude così quello che a tutti gli effetti è il decalogo che già da alcune stagioni, è il vademecum per bambini, ma anche genitori, che scelgono il Gossolengo Pittolo per la prima avventura nell’ambito calcistico. Regole, indicazioni e consigli che, per i meno avvezzi alle dinamiche del pallone giovanile, potrebbero apparire di rara banalità. E invece, frequentare i campetti di città e provincia in occasione delle gare dei baby, rende auspicabile l’adozione di un decalogo come quello che il responsabile del vivaio, Stefano Novara, e quello dell’attività di base Franco Marchini, consegnano a ogni famiglia all’atto dell’iscrizione. “I genitori che vogliono assistere agli allenamenti lo possono fare negli appositi spazi esterni mantenendo comportamento civile e responsabile, evitando urla e consigli tecnico tattici ai propri figli”. Anche questo si legge nel documento che è soprattutto gestione della quotidianità, l’invito al rispetto di orari ma anche nei confronti del prossimo. Lascia ovviamente sorpresi il fatto che concetti che dovrebbero essere alla base, debbano essere formalizzati per evitare ingerenze di natura tecnica da parte di mamma e papà.
«Sia chiaro, qui a Gossolengo abbiamo la fortuna di contare su “squadre di genitori” che non hanno mai creato problemi significativi - ha spiegato Marchini -. E’ però cruciale fissare questo tipo di regole affinché si evitino gli equivoci e, soprattutto, si consenta a dirigenti e soprattutto allenatori di dar corso all’attività senza intrusioni e in un clima che sia il più sereno possibile. Ricordiamoci sempre che l’attività di base abbraccia una fascia d’età estremamente delicata, nella quale si misurano bambini dai sei agli 12 anni. In questa fase così importante, soprattutto sul piano educativo, non sono ammessi errori di sorta da parte di un’agenzia educativa come lo è la realtà sportiva alla quale i genitori affidano i loro figli per diverse ore settimanali».
Inclusione senza eccezioni durante partite e allenamenti, rispetto di confini ben definiti per genitori che, purtroppo, troppo spesso riversano nel futuro calcistico dei figli, il loro desiderio di rivalsa. Dunque, ecco spiegato, in apertura della “carta costituzionale” del Gossolengo Pittolo, “il diritto da parte del bambino di non essere un campione”.
Il “Gosso” non è certamente il solo caso di società dotata di un vademecum, ma il documento, composto da due sole pagine, rappresenta base di partenza ottimale per evitare, a stagione in corso, disguidi o spiacevoli fraintendimenti. «Non voglio certo dipingere la nostra realtà come una sorta di paradiso calcistico, perché come tutti i club che curano un vivaio così nutrito, si ritrovano ad affrontare criticità e problemi. Regole ovviamente, ma anche dialogo sempre aperto con i genitori. Sono le nostre regole cardine da quando mi trovo, ormai da parecchi anni, a ricoprire un ruolo così difficile, ma al tempo stesso gratificante» ha detto ancora Marchini. Il dirigente, che però non ha abbandonato il campo dove ad ogni seduta fa la spola da una squadra all’altra nell’impianto, ricorda come «le vere soddisfazioni arrivano quando genitori, ma i calciatori stessi, a distanza di anni, si ricordano dell’attività portata avanti agli inizi del loro percorso calcistico. Certo, riuscire a portare un giovane calciatore a un club professionistico è un altro tipo di gratificazione che ovviamente ci rende orgogliosi. Ma la bontà dei rapporti costruiti nel tempo, restano i veri trofei, quelli più preziosi».