Morte Casella, scagionate le cozze. I ristoratori: “Nostra estraneità confermata”

31 Ottobre 2012 21:20

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AGGIORNAMENTO DELLE 21.30
L’esito degli esami di laboratorio ha dunque scagionato le cozze e tutti gli altri alimenti conservati nelle cucine del City Wok, il ristorante in cui Gianna Casella aveva mangiato alcuni giorni prima di sentirsi male. La Procura ha dissequestrato il locale di Porta San Lazzaro, che riaprirà i battenti domenica prossima. “Auspicavamo la revoca di questo provvedimento già dalle prime ore in cui era stato applicato – ha spiegato l’avvocato Alberto Tucci, legale dei titolari – perché siamo stati sempre convinti della nostra assoluta estraneità nel decesso della signora Casella, alla cui famiglia abbiamo espresso il nostro più sincero e sentito cordoglio. I miei assistiti non si sentono assolutamente responsabili della sua morte, purtroppo il problema della tossina Shiga 1 negli alimenti è noto da tempo in Europa, basti ricordare i casi in Francia e Germania nell’agosto del 2011, per cui vennero incriminati i cetrioli”.
Con che spirito riapre il ristorante? “Il danno subito è molto rilevante – ha aggiunto – e dopo aver preso visione dell’intero incartamenti valuteremo eventuali azioni legali. Voglio precisare che la Procura ha agito bene, anche se il provvedimento di sequestro ci è sembrato subito eccessivo. L’importante adesso è poter riprendere al meglio l’attività, ribadendo che nel locale c’è sempre stata e ci sarà attenzione per la salubrità degli alimenti, tanto è vero che anche i controlli dei Nas non hanno portato ad alcuna sanzione amministrativa”.
I tre titolari del ristorante sono ancora indagati con l’ipotesi di omicidio colposo: “Alla luce di tutto ciò, ci aspettiamo una rapida archiaviazione del procedimento”, ha concluso l’avvocato Tucci (in foto con Lin Xiao Ling, una delle titolari).


AGGIORNAMENTO DELLE 17
E’ arrivato alla Procura della Repubblica di Piacenza anche l’ultimo esito degli esami effettuati dall’istituto zooprofilattico e dall’Asl di Piacenza: neppure nelle cozze si annidava il batterio killer che ha ucciso Gianna Casella, morta a seguito di una vasta infezione interna. Stasera è previsto l’intervento dell’avvocato dei tre ristoratori cinesi indagati per omicidio colposo in quanto titolari del locale in cui la cantante piacentina aveva pranzato qualche giorno prima di sentirsi male. Il ristorante, che era stato sequestrato, potrà riaprire i battenti. Il mistero si fa sempre più fitto.

NOTIZIA DELLE 13
Resta ancora avvolta dal mistero la morte di Gianna Casella, la popolare cantante piacentina deceduta a causa di un’infezione interna scatenata da un raro batterio. Al pubblico ministero Emilio Pisante che sta curando l’inchiesta sono giunti i risultati degli esami effettuati dall’istituto zooprofilattico e dall’Asl di Piacenza: in nessuno degli alimenti sequestrati dai carabinieri del Nas al locale etnico in cui la donna aveva pranzato qualche giorno prima di sentirsi male è stata trovata la presenza del batterio killer. Stesso discorso per i campioni prelevati nel locale e nell’abitazione della Casella. All’appello, però, manca il risultato più importante: quello dell’analisi sulle cozze, da subito indicate dai familiari della vittima come il possibile elemento scatenante della setticemia. C’è grande attesa, quindi, per sapere se proprio lì si annidava la escherichia coli che ha prodotto la tossina letale.

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