Caorso, il sindaco Callori: “Giovedì porterò i presepi alla materna”

20 Novembre 2012 13:25

Sulla vicenda abbiamo raccolto le dichiarazioni del sindaco Fabio Callori:  “Giovedì mattina alle 10.30 sarò alla scuola materna di Caorso per portare quattro presepi nelle quattro sezioni dell’asilo. Trovo il provvedimento senza giustificazioni, ho parlato con la dirigente scolastica senza riscontrare margini di trattativa. Pertanto ho già pronta una lettera alla direzione didattica per chiedere che Caorso non faccia più parte del distretto scolastico di Monticelli”.

LA NOTIZIA:

Sta scatenando una bufera politica la decisione della dirigente dell’istituto comprensivo di Monticelli di eliminare il presepe dalla scuole di sua competenza. Contro il provvedimento della preside Manuela Bruschini si scagliano duramente gli esponenti del centrodestra  Il deputato piacentino del Pdl Tommaso Foti ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione: “Non risulta affatto – scrive il parlamentare azzurro – che, contrariamente a quanto asserito dalla dirigente scolastica, siano state adottate norme volte ad impedire il legittimo esercizio del diritto all’educazione religiosa e culturale di minori, soprattutto in età scolare così facilmente influenzabili e vulnerabili. Non solo la Costituzione prevede, al contrario, il diritto dei cittadini ad una educazione non lesiva delle proprie tradizioni culturali e religiose”.

Molto critico anche il deputato leghista Massimo Polledri, che annuncia la presentazione di una seconda interrogazione: “Condivido l’indignazione dei genitori perché mi sembra una posizione ideologica, una vera crudeltà. In tutto il mondo i bambini attendono con gioia il Natale e non ci sono circolari che tengano”. Il segretario provinciale della Lega nord Pietro Pisani annuncia: “Alzeremo le barricate contro un provvedimento che giudichiamo ripugnante, messo in atto da una dirigenza che fa propaganda politica a spese dei bambini”.

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“Ci sentiamo in dovere di intervenire su questo problema; perché si tratta di un tema che come Organizzazione ci sta particolarmente a cuore”; così il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi commenta l’indicazione della preside dell’Istituto Comprensivo di Monticelli e Caorso Manuela Bruschini, rispetto alla volontà di eliminare il presepe a scuola.

“Coldiretti -prosegue il presidente- è l’unica Organizzazione che “ispira la propria azione alla storia e ai principi della scuola cristiano-sociale” come cita l’articolo 1 del nostro Statuto. E come imprenditori agricoli siamo anche assolutamente consapevoli del valore degli stranieri. Senza di loro la nostra campagna si fermerebbe, quindi riteniamo fondamentale il valore di una società multiculturale. Ma cancellare il presepe significherebbe cancellare la nostra identità”.

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Si registra anche l’intervento sul presepe della segreteria regionale di Rifondazione Comunista: “Riteniamo allucinante la polemica alla scuola materna di Caorso. Non ci interessa entrare nel merito specifico, se ci debba essere il presepe o meno in una scuola materna, perchè è una scelta che non compete alla politica e che riteniamo di scarsissimo interesse. Ci interessa invece ricordare che viviamo in uno Stato non confessionale e che la scuola pubblica non abbraccia nessuna religione, ma è laica”.

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L’Udc di Piacenza esprime la propria convinta solidarietà alle famiglie degli alunni del circolo didattico di Monticelli e Castelvetro, per la grottesca situazione venutasi a creare in merito alla celebrazione del Santo Natale e conseguenti iniziative in ambito scolastico. E’ giusto rispettare le convinzioni di ciascuno, siamo ormai in una società variegata dal punto di vista antropologico, culturale, religioso. Ma non dobbiamo per questo abdicare alla affermazione costante, convinta e necessaria delle nostre radici cristiane. Il presepio è una tradizione millenaria, come le sagre patronali, i pellegrinaggi ai santuari, le chiesette e i sacelli che costellano le nostre campagne e le vie dei nostri paesi, che ci richiamano ad un messaggio che e’ stato la base fondamentale su cui nei secoli si è sviluppata ed e’ progredita la nostra societa’ in italia e in europa. Regimi forse graditi alla dirigente didattica hanno tentato in tanti paesi di estirpare i segni di questo “oppio dei popoli” , ma e’ stato un tentativo tanto inutile quanto ridicolo: non si puo’ violentare la coscienza di un popolo per decreto. Oggi ci si riprova con la scusa della correttezza e della tolleranza interreligiosa, dimenticando che in tante parti del mondo i cristani vengono ancora perseguitati e uccisi. Pertanto difendiamo la scelta di allestire il presepio per il messaggio che rappresenta di amore e di vita, ma anche di speranza in momenti come questi dove crisi e preoccupazioni sembrano soffocarci. P.Gallini

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Il presepio, negazione o speranza ???
Il presepe non è soltanto la rappresentazione della natività ma è la speranza che nasce, è pace e fratellanza fra i tutti i popoli della terra. Non a caso è stato pensato e attuato realmente dal serafico Francesco, famoso in tutto il mondo per la sua bontà d’animo e per l’amore per TUTTI indistintamente, nel lontano 1223 a Greccio in provincia di Rieti, e da allora perpetuato nei secoli. Quando le istituzioni di un paese, e peggio ancora il suo popolo fa come Ponzio Pilato che se ne lavò le mani per non affrontare la responsabilità civica, e in preda al qualunquismo dilagante, autocensura la propria storia, fatta anche di antiche tradizioni popolari, beh, che dire…, è un popolo destinato a perire lentamente lasciando alle future generazioni un vuoto di declino culturale difficilmente colmabile.
Movimento “Airone Rosso” Caorso
Baroncini Mauro

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Dalla pagina delle opinioni di LIBERTA’ di martedì 20 novembre:

A Caorso Gesù Bambino è vietato per legge

di VALENTINA ROSSI*
Ecosì, dopo aver sopportato per un mese le zucche di Halloween, noi genitori della scuola dell’infanzia di Caorso ci siamo sentiti dire che quest’anno il Presepe in sezione non si fa perché è illegale. Gesù Bambino peggio di uno spacciatore o di un pregiudicato “Ci dispiace” dice la vice preside alle mamme rappresentanti di classe allibite e alle altrettanto frastornate maestre “ma la nuova Preside che conosce benissimo la Legge dice che il Presepe all’asilo non si fa” Per Legge, appunto.
Gesù Bambino è un clandestino, non ha diritto di cittadinanza in questa nostra scuola sempre più alla deriva. Neanche pretendevamo di dire Gloria a Dio nell’alto dei cieli, ci accontentavamo di Pace in terra agli uomini di buona volontà, ma tolto il Presepe se ne va anche questo stupendo messaggio di amore e tolleranza universale che storicamente per primo il cristianesimo ha portato e che ha creato la nostra civiltà.
Questo stupendo messaggio, che è arrivato a noi attraverso i secoli insieme e grazie al Presepe. Messaggio cantato dagli angeli, intesi come messaggeri, quanti angeli, intesi come uomini e donne messaggeri di pace attraverso i secoli si sono impegnati per la Pace sulla base del messaggio partito in quella notte, dal primo vagito di quel bambino che ha cambiato il mondo.
Quel Bambino che ha fatto la rivoluzione più importante della storia e che la storia stessa non ha più potuto ignorare, anzi gli si è piegata al punto che oggi contiamo gli anni a seconda che siano venuti prima o dopo quella notte, quel Bambino e quel presepe.
Ma questo presepe all’asilo di Caorso non s’ha da fare e già che ci siamo anche la Festa di Natale la facciamo, perché se no poi le mamme si arrabbiano, ma guai a pronunciare la parola ‘Gesù Bambino’ e indovinate un po’ perché? Perché è vietato per Legge.
Ora, ammesso che esista davvero una Legge che vieta il Presepe e che vieta nell’attività extrascolastica della festa di Natale di pronunciare invano il nome di Gesù Bambino, mi dico: ma quanto disturbo si prende questa Legge.
E quanto zelo in questa nuova generazione di dirigenti scolastici che, scusate, mi fanno un po’ rimpiangere il vecchio direttore didattico della mia infanzia, che non avrà conosciuto tanto bene Le Leggi ma aveva tanto sano buonsenso. Perché ho il sospetto, guardando la mia Maria Sole che gioca con la sua amica del cuore Letizia, la cui bella mamma arriva da un paese dell’Est, o che abbraccia il suo compagno Omar dalla pelle di ebano, che il futuro dei nostri figli ce lo giocheremo non con le Leggi ma con il buon senso. Con il buon senso di capire che i colori della pelle, che alla scuola dell’infanzia si mescolano in un girotondo di manine che si stringono, potranno convivere pacificamente solo se la conoscenza reciproca sarà alimentata dal dialogo e dal rispetto. Il piccolo Omar è rispettato di più se noi non cancelliamo i simboli della nostra tradizione e della religione storicamente maggioritaria nel nostro Paese e non lo priviamo della possibilità di conoscere un pezzo della storia e della cultura del Paese nel quale vive e del quale un domani potrebbe diventare cittadino. Vivere in una società multiculturale non comporta le necessità di rendere tutti i nostri Maria Sole, Giulia, Giacomo e Matteo “orfani” della loro origine, privandoli della possibilità di conoscere un simbolo della storia religiosa, culturale, artistica, popolare italiana.
Rispettare la diversità di Eros o di Kleopatra non significa negare le differenze ma imparare a farle convivere in armonia e rispetto. Fare il presepe in classe non impone ad Ambrita di diventare cristiana.
Il presepe è simbolo di amore e di accoglienza, segno di pace e di fratellanza universale. E’memoria del sorgere del cristianesimo, religione del nostro paese e fondamento dei valori universali propri di ogni essere umano: libertà, uguaglianza, pari dignità tra uomo e donna. Sono le basi su cui costruire una integrazione autentica, basata sul rispetto reciproco. La laicità è un metodo, non è un contenuto. La vera laicità include, non esclude, apre al confronto, non chiude fuori dalla porta culture, religioni, tradizioni ma ne valorizza il meglio. La “neutralità religiosa” offende tutti perché tolto il presepe, tolto il dire alla festa di Natale che in questo giorno si festeggia la nascita di Gesù, il Natale stesso rimane esclusivamente una festa del consumismo, fatta di regali e di abbuffate, priva di valori e di insegnamenti. Mamme, papà, nonni e nonne, maestre, presidi e vice presidi, di buona volontà, di ogni razza, colore, credo religioso e politico vi chiedo: è a questo che vogliamo educare gli studenti delle nostre scuole?
*mamma di Maria Sole

 

Le ideologie entrano anche negli asili

Caro direttore,
sono la mamma di una bambina che frequenta l’asilo di Caorso. Sono appena venuta a conoscenza, da una giornalista di Telelibertà che si trovava all’esterno dell’Istituto, che la nuova Preside, signora Bruschini, in occasione delle prossime Festività Natalizie ha vietato la rappresentazione del Presepe all’interno dell’asilo stesso per non offendere e/o turbare in nessun modo i bambini appartenenti ad altre religioni.
Sono allibita come del resto la maggior parte dei genitori venuti a conoscenza di questa nuova disposizione, anche perché lo siamo venuti a sapere da una giornalista.
Mi chiedo infatti come mai a noi non sia stato riferito nulla nonostante la riunione avvenuta pochi giorni fa, mentre alla stampa la notizia sia trapelata rapidamente.
Inoltre la mia bambina, che è all’ultimo anno, di bambini immigrati ne ha sempre avuti in classe anche negli anni passati ma non era mai sorto il problema. Sarà per colpa della nuova preside, notoriamente attivista politica?
Hanno detto che si tratterebbe di una “legge” arrivata direttamente dal ministero… e questo fa ancora più ridere! E’ vero che l’Italia è il paese delle contraddizioni, ma se pochi giorni fa si è parlato dell’insegnamento dell’Inno Nazionale nelle scuole, ora si toglie il Natale negli asili?
Perché a questo punto non eliminare anche le vacanze? Dovremmo forse insegnare ai nostri piccoli che il Natale è solo il momento per ricevere i regali? Ma il vero significato non è questo! La cosa che mi fa più orrore è che purtroppo le varie ideologie politiche entrino addirittura negli asili! Sinceramente vorrei essere io a decidere per i miei figli ed insegnargli, senza offendere nessuno, che a Natale si festeggia la nascita di Gesù.
A caldo mi sembra una cosa assurda, ma vorrei che qualcuno, attraverso la Sua rubrica, mi chiarisse le idee…
Una mamma di Caorso

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Dalla pagina delle opinioni di LIBERTA’ di mercoledì 21 novembre:

Il presepe, un atto storico che ricorda le nostre radici

di GIOVANNI MARCHIONI *
1-A mia conoscenza non esiste alcuna normativa che vieti il presepe a scuola, dove le attività svolte devono avere, evidentemente, valenza culturale e non religiosa, così come ebbe a dichiarare, il 19 dicembre 2006, l’allora ministro per la pubblica istruzione Giuseppe Fioroni: «Il clima di dialogo interreligioso si basa sull’abbattimento delle barriere e sulla capacità dei ragazzi di condividere il bene e il vero nel rispetto dei valori condivisi e delle proprie identità: è profondamente sbagliato pensare che si possa scegliere il silenzio assordante dei divieti […] Il presepe dev’essere quindi un valore universale».
2 – Il presepe da un lato appartiene alla nostra radicata tradizione popolare, e non implica necessariamente un’adesione di fede, né costringe alcuno all’atto di fede; dall’altro è anche un fatto storico, infatti con esso si ricorda l’evento che sta alle radici della nostra civiltà. In esso c’è un concentrato di simboli. Questa simbologia è ricca di tanti valori e di tradizioni, compresi quei valori a cui tutti dicono di riferirsi, ossia quelli della nostra Costituzione. Il presepe è infatti simbolo di amore e di accoglienza, segno di pace e di fratellanza universale. Del resto Gesù, il bambino del presepe, ha certamente una sua storia di uomo, i cui insegnamenti sono a favore e per il bene dei più deboli, indifesi ed emarginati. Diverse sono le declinazioni didattiche di questa prospettiva: tra le tante, penso a Brindisi, dove da anni si rappresenta il presepe vivente, legandolo alla tradizione ed alla storia dei diritti umani; e non dimentico l’esperienza di didattica museale finalizzata all’integrazione scolastica, svolta a Rieti, nella quale, con l’allestimento dei presepi nelle scuole, si lavora sul “Dono come valore interculturale”. Da notare che questa esperienza didattica è inserita e nell’Archivio della pubblica istruzione: archivio. pubblica. istruzione. it/… /il_dono_come…
3 – E’ vero che noi viviamo in una società multiculturale, ma non è vero che la nostra scuola agisce in una prospettiva multiculturale. Se osserviamo i contenuti proposti, a scuola, secondo le disposizioni ministeriali, notiamo che l’impegno è ad immettere il bambino in una cultura, in una tradizione, che si declinano a loro volta nelle varie discipline. Vivere in una società multiculturale non comporta insomma la necessità di rendere i bambini “orfani”, privandoli della possibilità di conoscere i simboli della storia religiosa, culturale, artistica, popolare italiana; e non comporta neppure negare le differenze, bensì imparare a farle convivere in armonia e rispetto. In questo senso preparare il presepe è semplicemente andare incontro al diritto all’integrazione culturale di cui godono tutti i bimbi che frequentano la scuola italiana, quale che sia la loro appartenenza religiosa. D’altra parte pretendere di eliminare ogni simbolo o riferimento cristiano dalla scuola equivarrebbe per assurdo a censurare la storia, la musica, l’arte, la letteratura che costituiscono le fondamenta dell’itinerario formativo. Non dimentichiamo che nel corso dei tempi il presepe ha dato modo a tanti artisti di esprimere tutto il loro potenziale di arte; ed oggi nelle scuole si potrebbe sfruttare, per gli alunni, la creatività, la collaborazione, il lavorare insieme, la visualizzazione dei valori… Ciò accade in molte parti d’Italia. Cito, per esempio, la Mostra-concorso del presepio ad Altamura, o il progetto didattico “Ti piace il presepe? “, che si svolge a Latina.
4 – Censurare il presepe, i canti, o i simboli cristiani rischia, forse al di là delle intenzioni, di essere una operazione di disonestà intellettuale. Se non si deve ricordare la nascita di Gesù non ha neanche senso fare recite e canti, e, a rigore, non si dovrebbe neppure far vacanza. Natale è la festa che ricorda l’evento storico della nascita di Gesù Cristo. Questo evento sta alla radice della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni a partire da esso.
5 – Anche il richiamo alla “laicità” mi sembra qui fuori luogo. La laicità è un metodo, non è un contenuto. Essere laici non significa essere anticristiani ma approcciare in modo ragionevole la realtà e impedire che una posizione prevalga in modo violento sulle altre. La vera laicità include, non esclude, apre al confronto, non chiude fuori dalla porta culture, religioni, tradizioni ma ne valorizza il meglio.
6 – Del resto nessun bimbo musulmano può sentirsi turbato dalla rappresentazione della natività di Gesù, per il fatto che anche il Corano ne parla come della nascita di uno degli uomini “più vicini a Dio” (Sura 3,45-46). Il Natale, insomma, ha le caratteristiche per essere una festa condivisa, in quanto l’Islam venera Maria e considera Gesù l’ultimo profeta prima di Maometto (Arafat regalò proprio un presepe all’allora segretario dei Comunisti Italiani Diliberto che gli faceva visita). In numerosi Paesi a maggioranza islamica, del resto, il Natale (cattolico o ortodosso) è considerato festa nazionale. Preziosa, su questo punto, la riflessione di Magdi Allam sul Corriere della sera in data 2.12.2004: “Forse i presidi e gli insegnanti che nel nome del relativismo culturale hanno ritenuto opportuno abolire il presepe… non conoscono il Corano. Perché se lo conoscessero saprebbero che l’Islam, al pari del cristianesimo, venera Gesù e Maria e riconosce il dogma dell’immacolata concezione”.
* direttore dell’Ufficio scuola
della Diocesi di Piacenza-Bobbio

 

E’ martedì e a Pontenure c’è il mercato

di MONICA ANSALONI

È martedì e a Pontenure c’è il mercato. Come sempre ci si ritrova con altre mamme, nonne a bere un caffè tutte insieme, nel frattempo si legge la Libertà per i vari commenti (vivi, morti, incidenti e anche pettegolezzi). Oggi l’atmosfera invece è cambiata, leggendo l’articolo sul divieto di fare il presepio di Monticelli.
Il «non è giusto» è scattato automaticamente in tutte noi. Le spiego il perché: innanzi tutto le porto ad esempio una famiglia buddista che è venuta in italia tanto tempo fa. Questi genitori hanno fatto partecipare i loro figli alla dottrina perché da grandi facessero loro la libera scelta della religione da seguire.
Ma qui si parla di un’altra religione mi sa. Quella che impone il velo e divieti vari a tutti i componenti della famiglia, che arriva a segregare (a volte peggio) le persone in casa per non avere contatti con altri di diverso stile di vita.
Ma torniamo al presepio, simbolo della nostra religione, che nonni, papà, mamme, figli preparano con attenzione e cura per celebrare la nascita del Bambino. Le luci, le statuine che si possono spostare, tanto che alla fine ci sono pecore, asini, pastori coricati, mischiati dai bimbi più piccoli che sono entusiasti, per loro è un gioco, capiranno più tardi il valore che ha. La luce che si accende nei loro occhi quando vedono un presepio in chiesa, in casa, nelle vetrine è impagabile. Io ancora mi ricordo di un presepio che mio padre mi portava a vedere in una chiesa, che aveva un diavoletto che usciva da una scatola ed era la gioia pura.
La scuola è stata fatta per insegnare ai bambini le varie materie ma anche per imparare il rispetto verso l’altro di diversa etnia, religione, handicap. Siamo tutti uguali quindi. Secondo me questo divieto di fare il presepio invece crea la differenza, l’allontanamento di quelli che sono la causa di questo (per colpa tua non si fa).
Poi, perchè dobbiamo noi Italiani con le nostre usanze e abitudini annullarci rispetto a chi non è di qui. Allora per assurdo, visto che danno fastidio al loro senso culturale, buttiamo giù tutte le chiese, radiamo al suolo il Vaticano e ci mettiamo su una bella gettata di cemento? Ma per favore! Le insegnanti dovrebbero spiegare che qui si fa così e visto che sono a casa nostra (Italia) questo è il nostro modo per celebrare il nostro Messia.
C’è anche un’altra possibilità (forse un po’ stramba) fare un presepio con dentro Gesù, Buddha, Maometto, Allah, Shiva (per non far torto a nessuno). Se poi guardiamo alla storia dell’Islam (termine che letteralmente significa “arrendersi alla volontà di Dio”) a Maometto ha parlato l’angelo Gabriele che nella nostra religione è colui che annuncia a Maria la nascita di Gesù, quindi anche qui si son mischiate un po’ le statuine no? Arrendiamoci dunque a qualunque Dio si voglia, ma il presepio si deve fare.

 

Un attacco alla nostra identità: senza radici non c’è futuro

Siamo profondamente indignati per la censura imposta al Natale dal coordinatore scolastico dell’istituto comprensivo di Monticelli Manuela Bruschini, già assessore in quota Pdci nella giunta Reggi. L’annuale ricorrenza del 25 dicembre è stata sacrificata sull’altare del relativismo. L’ex assessore e ora dirigente pubblico, già nota per la sua partecipazione a feste private a tema anticlericale, tra travestimenti da diavolo e atti dal sapore blasfemo, oggi si ammanta di imparzialità e si considera al di sopra delle parti, mascherando il fatto che quello adottato nella sua scuola è un provvedimento di chiara marca politica che mira a banalizzare il Natale, svuotandolo di significati.

E così, con un colpo di mano, Bruschini cerca di fare piazza pulita di duemila anni di storia, prova a soffocarne il ricordo, annientarne le radici, dimenticando che Cristo è un fatto, riconosciuto anche dagli islamici, che vedono in lui un profeta. Quello messo in atto alla materna di Caorso è un deprecabile tentativo di anteporre la propaganda alla realtà.
Ricordiamo all’ex assessore comunista, attuale dirigente pubblica, che era proprio dei regimi il tentativo di creare generazioni senza memoria per ammazzare lo spirito critico e perpetuare il potere. Non c’è laicità che tenga di fronte alla memoria storica e della propria identità. Per chi è cristiano la censura del Natale è un affronto al proprio credo, per un Occidentale un tiro mancino alle radici fondanti della nostra società, per un immigrato un grave errore storico. Quindi, proprio nel nome della laicità si è commesso un errore madornale.
Bruschini si fa paladina di una battaglia contro i mulini a vento, dal momento che da nessuno, nemmeno dalle stesse famiglie extracomunitarie, è mai giunta la richiesta di sostituire il Natale con una fantomatica “festa dei valori universalmente condivisi”.
Ci riteniamo forti e assidui sostenitori della libertà di religione, ma non è sopprimendo feste che si sancisce il diritto, già in essere, di professare liberamente il proprio credo. E poi va detto che il miracolo del Natale è sempre stato quello di essere un momento di generale condivisione. Per credenti e non credenti.
Benedetto Croce diceva che “non possiamo non dirci cristiani”. Possiamo, o meno, condividere questa affermazione, ma non possiamo negare che nella storia ci sono i segni di una presenza ineludibile. Si guardi al nostro calendario, che inizia dall’anno zero, data di nascita di Gesù. Che lo voglia o no, la stessa Bruschini è il frutto di duemila anni di storia che non potrà mai cancellare con un colpo di penna. E si ricordi che senza radici non c’è futuro.
Luca Zandonella
coordinatore provinciale Movimento Giovani padani
Matteo Rancan
coordinatore Movimento Giovani padani “Lande Pallavicine”
Valentina Stragliati
coordinatore Movimento Giovani padani della “Valtidone”

 

Il divieto del presepio / 1
Nessuno può permettersi di modificare le tradizioni

Egregio direttore,
una breve riflessione in merito alla scuola di Caorso dove la dirigente Manuela Bruschini vuole vietare la celebrazione del Natale. Personalmente dico che questi sono chiari segnali di spirito anticristiano: guerra al crocifisso nei luoghi pubblici, insegnamento della religione islamica nelle scuole, adesso il divieto di recitare le nostre preghiere e il divieto delle nostre tradizioni natalizie!! Qui si sta arrivando a negare i riferimenti alle tradizioni cristiane!
L’Italia è un paese cattolico, e non si può prescindere da questo. Se io mi trasferisco a vivere in un Paese dichiaratamente di religione diversa dalla mia, non posso pretendere, o meglio non lo farei mai, che cambiassero le loro abitudini religiose. Anzi. Il credo viene fortemente espresso quanto più le tradizioni vengono osservate. Io rispetto ampiamente il credo di tutti, ma pretendo che chi vive o viene a vivere in Italia rispetti il credo cattolico di questo Paese
Per quanto mi riguarda, voglio presepi ovunque, voglio sentire suonare le campane delle nostre chiese, voglio essere circondata dall’armonia e dalla dolcezza dei canti di Natale. Nessuno deve permettersi di modificare le nostre tradizioni…. Nessuno!
Cinzia Brandolini

 

Il divieto del presepio / 2
Non è così che si tutela la multiculturalità della scuola

Egregio direttore,
ho appreso con stupore che nelle scuole dell’infanzia di Monticelli e Caorso è stato abolito il festeggiamento del Natale. In forza, a detta della preside, di precise disposizioni di legge. Si potrebbe ribattere a tale decisione appellandosi all’interpretazione delle norme, oppure facendo ricorso a tutto l’armamentario ideologico che si usa in tali occasioni. Ma sarebbero parole vuote, perché la legge in Italia è quanto di più interpretabile e plasmabile (alle proprie tesi) possa esservi, e le argomentazioni ideologiche possono essere, per definizione, sempre confutate.
Al di là, quindi, di leggi e di ideologie mi chiedo: perché privare dei bambini della gioia di poter allestire un presepe e di poterlo guardare con gli occhi sognanti che solo i bambini possono avere?
Ma davvero, con questa decisione, la preside pensa di tutelare la multiculturalità della scuola? Non è infatti sufficiente allestire un presepe per affermare l’adesione alla religione cattolica, e altrettanto non è necessario vietarne la realizzazione per garantire la laicità della scuola. Tale divieto, dietro al grigiore del richiamo al dettato di legge, rivela, piuttosto, una volontà “rieducatrice” e un dogmatismo culturale, questi si, che dovrebbero essere banditi dalla scuola moderna e libera che vogliamo.
Rivolgo pertanto un appello alla preside: trasgredisca la norma che vieta il presepe. Avrà magari qualche responsabilità in più o qualche piccola rogna con il Provveditorato, ma sarà ripagata dal vedere i bambini felici attorno alle sacre statuine, come lo sono sempre stati i loro fratelli e i loro genitori; e se qualche bambino straniero vorrà partecipare anche se è di un’altra religione, lo lasci fare, se invece si lamentasse gli regali una caramella.
Emilio Tappani
Caorso

 

Il divieto del presepio / 3
Forse fa paura il messaggio di Gesù Cristo

Egregio direttore,
ma cosa dobbiamo aspettarci da questa Italia che fa parte di una Europa che nella sua carta costituzionale, subito approvata dal nostro Parlamento (altre Nazioni hanno indetto a tal proposito un referendum), ha volutamente dimenticato di inserire tra le sue radici il Cristanesimo, saltando a piè pari ben otto secoli di storia e di civiltà? Gesù Bambino fa paura perché ci costringe ad amare il nostro prossimo come noi stessi, perché ci insegna che bisogna perdonare le offese, perché ci dice che bisogna combattere il peccato e non il peccatore, perché ci dice “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e cosi via.
E allora via il presepio che non induca nessuno ad essere almeno quel giorno più buono. E’ già molto che nessuna circolare ministeriale ci obbliga a non festeggiare il Natale ma non dispero che prima o poi vedrò anche questa nel poco tempo che mi resta da vivere su questa terra. Dopo questa mia mi aspetto che qualcuno mi dia razzista o meglio del “fascista” (ormai questo epiteto non lo si nega a nessuno).
Buon Natale con o senza Gesù bambino anche perché volente o nolente Lui è storicamente nato, è altrettanto storicamente vissuto 33 anni e con la sua predicazione in tre anni ha sconvolto il mondo e forse questo e proprio ciò che fa paura a certi fieri pensatori e contestatori. Perché la vera rivoluzione non è stata la Rivoluzione francese o quella russa o quella dei tecnici in Inghilterra, ma è stata la predicazione di Gesù che ha costretto gli uomini a guardarsi dentro e ad accettarsi per quello che sono ossia dei “peccatori” che devono cercare il perdono sia degli altri uomini, anch’essi peccatori, sia di quel Dio che si è incarnato in Gesù di Betlemme. E Gesù nella sua predicazione non ha insegnato a spaccare vetrine né a bruciare macchine posteggiate né a bastonare gli agenti di polizia e i carabinieri preposti al controllo delle manifestazioni “pacifiche”, ma ha insegnato a dar da mangiare agli affamati (di buon senso) e a dar da bere agli assetati (di verità). Buon Natale (metti Gesù Bambino nel presepe se lo fai) e cordiali saluti
Giuseppe Farinelli

 

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