Volpe con trichinellosi. Gli esperti: attenzione al consumo di carne di cinghiale
30 Novembre 2012 07:47
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“Il rischio per l’uomo deriva dall’assunzione di carni crude o poco cotte di cinghiale o di cavallo che erano infetti dal parassita. Se, come prevede la legge, il diaframma di tutti gli animali cacciati viene sottoposto agli accertamenti dei veterinari dei macelli o dell’istituto zooprofilattico il rischio non c’è. A dirlo è il responsabile della sicurezza alimentare dell’Ausl di Piacenza Marco Delledonne. Se la malattia colpisce l’uomo con cisti che invadono tutti i muscoli non si può curare e nei casi più gravi può portare alla morte”.
Il laboratorio dell’Istituto zooprofilattico di Piacenza ha riscontrato in questi giorni, in una volpe abbattuta a Ottone Soprano, un caso di trichinellosi, nociva per i mammiferi e dunque anche per l’uomo. L’invito degli esperti è di attenzione: «La presenza della trichina nella nostra provincia – afferma Carlo Fea, direttore dell’unità operativa Sanità animale dell’azienda Usl di Piacenza – rende ancora più impellente l’obbligo di sottoporre ad analisi tutti i cinghiali cacciati, prima del loro consumo alimentare, in quanto potenziali ospiti del parassita». Il caso della volpe, un maschio adulto in ottime condizioni, testimonia che la trichinellosi circola ancora tra la fauna selvatica e può essere potenzialmente trasmessa ad altre specie di interesse venatorio, come il cinghiale, e da queste, attraverso il consumo di carni crude o poco cotte, agli esseri umani.
«Gli esami di laboratorio condotti sui campioni prelevati dalla volpe – evidenzia Norma Arrigoni, direttore dell’Istituto zooprofilattico – hanno evidenziato la presenza di larve di trichina all’interno dei muscoli. Il materiale è stato inviato all’Istituto superiore di sanità per la tipizzazione». «È per noi essenziale – aggiunge Fea – conoscere lo stato sanitario della fauna selvatica. Il piano di monitoraggio, attuato con il supporto del settore di Tutela faunistica dell’Amministrazione provinciale, ci permette di tenere sotto controllo tutta una serie di malattie, alcune delle quali pericolose per l’uomo, come trichinellosi, rabbia, tularemia, brucellosi e tubercolosi. Tutto questo non sarebbe possibile senza la fattiva collaborazione dei cacciatori». La Sanità animale dell’Ausl sottolinea la necessità di far controllare i cinghiali cacciati: «Vanno analizzati – ribadisce il veterinario – prima del loro consumo alimentare, in quanto potenziali ospiti del parassita».
Il consigliere regionale della Lega Nord Stefano Cavalli ha portato il caso in Regione chiedendo controlli straordinari e più informazione.
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