Il cardiologo Piepoli fa scuola in Grecia davanti a una platea internazionale
14 Febbraio 2013 12:45
Lo scompenso cardiaco, malattia molto diffusa tanto da essere la quinta causa di ospedalizzazioni anche nella nostra provincia e una fra le principali cause di mortalità e disabilità, è stata al centro del congresso annuale della Società panellenica di insufficienza cardiaca, tenutosi all’inizio del mese ad Atene. Al simposio sono stati invitati come relatori stranieri Massimo Piepoli, in forze alla Cardiologia dell’ospedale di Piacenza, e Stefan Anker, di Berlino, presidente della European Heart Failure Association.
Al dottor Piepoli, in qualità di membro della commissione per le linee guida europee di cardiologia, è stato richiesto di contribuire con 2 letture: la prima sulle novità e i limiti dei nuovi protocolli nella diagnosi e cura dello scompenso cardiaco e una seconda sul ruolo clinico e prognostico della capacità funzionale nel paziente scompensato e la sua modalità di valutazione. Nel corso del convegno il dibattito si è sviluppato su fatto che la scienza medica negli ultimi anni ha compiuto enormi progressi nella cura di questa severa patologia, riuscendo a migliorare la definizione diagnostica e a mettere a punto terapie più efficaci, mediche e chirurgiche, mediante l’applicazione di dispositivi impiantabili e di cuore artificiali.
“La ricerca di nuove terapie per questa malattia – commenta il dottor Piepoli – sta puntando verso i campi della medicina molecolare e genica, i cui effetti in ambito sperimentale (animale) sono promettenti ma la traslazione sull’uomo è ancora tutta da dimostrare”. D’altro canto, sempre nel simposio – aggiunge – è stata sottolineata l’importanza della educazione e aggiornamento continuo di tutto il personale sanitario (medici ospedalieri, come di quelli di famiglia, di medicina generale, e personale infermieristico) in quanto diventa essenziale essere al passo con i continui avanzamenti nella conoscenza. “Una maggiore e più corretta applicazione delle linee guida ha infatti permesso in questi anni di migliorare il futuro per tanti pazienti, migliorare la quantità e la qualità della vita. Ma questo risultato di progresso deve essere diffuso nel modo più capillare possibile per superare diseguaglianze e differenze di trattamento”.
È stato ricordato che la prevenzione della progressione della malattia, con il controllo dei fattori di rischio cardiovascolare e l’adesione a corretti stili di vita, permetterebbe in molti casi una conservazione dello stato di salute ed effettuerebbe una reale cardio-protezione.
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