Il piacentino Oreste Bocchi da 5 anni in Afghanistan: “Gli Alpini sono i migliori”
27 Aprile 2013 12:35
Cinque anni in Afghanistan senza essere un militare. Per il piacentino Oreste Bocchi, l’esercito e il tormentato Paese asiatico rappresentano una seconda famiglia. Il 45enne di origini arquatesi si occupa dell’installazione e della manutenzione di basi militari per conto dell’azienda R.I, un’attività che lo ha portato in giro per il mondo tra Iraq, Libano e Bosnia. Dal 2008 è Afghanistan, nei centri principali di Kabul ed Herat ma anche nelle FOB (Forward operation base) le basi avanzate, quelle in cui si combatte il nemico, che in questo caso è rappresentato dai talebani. In questo momento Bocchi si trova a Bala Baluk, l’ultima Fob ancora in mani italiane, le altre sono state cedute alle forze di sicurezza afghane nella fase di Transizione della missione Isaf. E’ un mestiere duro in un territorio ostile. A volte i viveri scarseggiano, si dorme in tenda, con la colonnina di mercurio che spesso impazzisce. Una vita di sacrifici lontano da casa, che Oreste Bocchi svolge con grande passione e dedizione. “Questo lavoro a me piace anche se vivi in galera perché sei sempre all’interno di un recinto – ci racconta il piacentino raggiunto telefonicamente in Afghanistan – in alcune zone si sta male perché non arrivano i rifornimenti, a volte c’è troppo caldo, altre troppo freddo. Nei centri principali invece, come Herat e Kabul si sta meglio.” Un’esperienza che ha fatto nascere amicizie e legami profondi. Tutti lo chiamano “Ducati” per l’infinita passione per le moto. Cosa manca di più dell’Italia? “La civiltà. Vivo tantissimo a contatto con la popolazione locale perché è obbligatorio far lavorare i civili locali, e ha potuto constatare che sono molto arretrati, più ci si allontana dai centri principali più sembra di tornare in un’altra epoca storica”. Da quando è in Afghanistan il comando della missione è passato tra le mani di diverse Brigate. Da due turni ci sono gli Alpini, prima la Taurinense e ora la Julia. Bocchi elogia il lavoro delle penne nere: “Con gli alpini si lavora molto bene portano sempre a termine ciò che hanno iniziato. Direi che nell’Esercito sono i migliori”. A Tabiano di Lugagnano dove vive la famiglia, oltre alla moglie e alle due figlie, ad attenderlo ci sono anche Bruno e Chiara, i pastori del Caucaso ai quali Oreste è affezionatissimo: sono cani afghani che erano entrati nella base di Bala Murgab ed erano stati “adottati” dai militari.
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