Antonio Rinaldi: “Dal crollo del ponte sul Po non sono più lo stesso”
30 Aprile 2013 17:30
Come capita per ogni evento eccezionale, tutti ricordano cosa stavano facendo nel momento in cui hanno appreso l’incredibile notizia del crollo del ponte sul Po. Chi ha impresso nella memoria quel momento del 30 aprile 2009, è Antonio Rinaldi, ferroviere salernitano di 53 anni, residente a Piacenza. Viaggiava sul ponte quando all’improvviso si è trovato di fronte il vuoto. Un volo di 40 metri in cui è rimasto sempre cosciente finchè il vetro del finestrino gli è esploso in testa come una bomba. Riaperti gli occhi, Rinaldi ha sentito le urla dell’altro ragazzo rimasto incastrato tra le lamiere della sua auto finita in acqua e ha cercato di soccorrerlo. Poi le sirene, l’ambulanza e la corsa in ospedale. Dalla barella ha chiamato la figlia, allora 17enne, per tranquillizzarla. Antonio Rinaldi non ha rischiato la vita, ma da quel giorno la sua esistenza è totalmente cambiata. Un calvario silenzioso fatto di piccoli interventi e problemi alla schiena che gli hanno impedito di poter tornare al suo lavoro di macchinista. Dalla guida dei treni è passato alla scrivania di un ufficio. Con le 2.500 euro che guadagnava come macchinista manteneva la famiglia, composta dalla moglie da 3 figli, allora tutti minorenni. Il lavoro di ufficio non contempla più festivi e notturni che incrementavano il salario, il lavoro da impiegato ha una paga di 1.300 euro al mese, ulteriormente decurtata dall’inizio del 2013. Troppo poco per mantenere la famiglia e pagare un affitto. “Quel giorno mi ha cambiato la vita, cerco sempre di guardare il bicchiere mezzo pieno ma la verità è che vivo in condizioni di indigenza” ha raccontato Rinaldi particolarmente rammaricato per non poter festeggiare come vorrebbe i 18 anni del figlio mentre la figlia più grande, oggi 21enne di cui va particolarmente fiero, si paga autonomamente gli studi universitari. Il 53enne ha chiesto aiuto alle istituzioni locali ma dopo l’anticipo di alcune migliaia di euro ottenuto da Anas ai tempi dell’amministrazione Reggi non ha più avuto nulla. L’attesa per l’esito del processo è carica di aspettative ma Rinaldi, conoscendo i tempi della giustizia italiana, non nutre troppa fiducia: “Non so se sarò io a vedere quei soldi ma in ogni caso andrò avanti nella causa”.
QUATTRO ANNI FA IL CROLLO DEL PONTE SUL PO – Erano le 12.15 del 30 aprile 2009 quando il secolare ponte sul Po che collegava la sponda piacentina e quella lodigiana, si aprì come una botola inghiottendo le auto in transito. Una notizia accolta con incredulità da tutta la popolazione. Il bilancio poteva essere ben peggiore, 4 le persone rimaste ferite, due in modo serio. Gravi le conseguenze economiche: due tra le regioni più floride d’Italia, Emilia e Lombardia per sette mesi sono rimaste collegate solo tramite l’autostrada, un disagio notevole per migliaia di pendolari. Dal novembre 2009 un ponte di barche sostituì il viadotto principale ristrutturato e riaperto il 18 dicembre 2010 con tempi piuttosto rapidi, grazie anche alle forti sollecitazioni pervenute dalle istituzioni locali. Sul fronte giudiziario, le indagini sono durate più di tre anni.
Per il disastro, la procura di Lodi ha rinviato a giudizio 5 dei 13 dirigenti Anas indagati per il crollo. Le accuse sono: concorso in crollo e disastro colposo per la mancata manutenzione della struttura. La difesa sostiene invece che il cedimento sia da imputare alla straordinaria piena del fiume che provocò lo spostamento di una pila. Al procedimento è stato ammesso come parte civile Antonio Rinaldi, il piacentino ferito nell’incidente, che ancora oggi è alle prese con le conseguenze di quei terribili traumi. Ammessi come parti civili anche il Comune di Piacenza, quello di San Rocco al Porto e una società che fu costretta a chiudere un negozio a causa dell’improvviso calo degli affari.
L’apertura del processo era prevista a febbraio di quest’anno, ma per due volte consecutive la prima udienza è stata rinviata a causa della mancata notifica all’avvocato di uno degli imputati. L’udienza è slittata al 14 giugno.
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