Profughi all’ex Circoscrizione 2: “Senza un letto fisso protesteremo ancora”
04 Luglio 2013 11:20
Hanno trovato sistemazione nei locali dell’ex circoscrizione 2 di via XXIV Maggio i 24 profughi africani dopo le due giornate di protesta in piazza Cavalli contro lo sgombero dal Ferrhotel che li ha ospitati durante il loro diritto d’asilo, scaduto da alcuni mesi.
Abdoulie Jammeh, il loro referente, ai microfoni di Telelibertà, ha riassunto in tre punti le richieste del gruppo di stranieri: avere un posto in cui dormire, frequentare un corso per imparare l’italiano e un altro per trovare un lavoro. Dal canto suo il Comune, che più volte per voce del sindaco Dosi ha ribadito di non avere le risorse per rispondere positivamente a queste domande, ha preso tempo fino a martedì per valutare una soluzione. Se non verranno accolte le loro richieste i profughi annunciano nuove proteste. Intanto all’ex circoscrizione il Comune e la Protezione civile hanno messo a disposizione le docce e le brande.
PROFUGHI, IL COMUNE: “LA MAGGIOR PARTE NON HA NULLA A CHE FARE CON L’EMERGENZA DEL NORD AFRICA” – La maggior parte – avevano riferito ieri dal Comune – non ha nulla a che fare con l’emergenza profughi del Nord Africa, che ha coinvolto la Libia e la Tunisia, in quanto costoro provengono dal Marocco, Paese non interessato dall’emergenza. Stando agli elenchi ufficiali stilati dal Ministero, sono soltanto dieci le persone tutt’ora presenti a Piacenza che, a suo tempo, furono collocate, sempre per motivi umanitari, pur non essendo considerati profughi, presso il Ferrhotel dalla Protezione civile durante il periodo di emergenza tra il maggio 2011 e la fine del 2012″. Per questi dieci ieri palazzo Mercanti aveva annunciato una soluzione: per 5 l’introduzione al progetto Sprar (rifugiati politici) per un rimpatrio assistito, e per gli altri 5 accoglienza da parte di privati. Per il gruppo restante, è stato offerto l’avvio di iter individuali presso i servizi, compatibilmente con il fatto che le strutture di accoglienza attualmente esistenti al momento sono piene. Ma la risposta degli africani è stata no.
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