Province abolite: Trespidi “Elezioni nel 2014 poi si vedrà”
05 Luglio 2013 11:26
Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al disegno di legge costituzionale per l’abolizione delle province. Il disegno di legge è un testo breve. Il primo articolo sostituisce l’articolo 114 della Costituzione: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Regioni e dallo Stato», dice la nuova formulazione eliminando appunto il riferimento alle province. L’articolo 2 cancella ogni riferimento alla province in tutti gli altri articoli della Costituzione. Tredici in tutto i commi modificati.
La “road map” dell’abolizione delle Province prevede un periodo di circa 24 mesi per arrivare alla riforma: questo significa che la Provincia di Piacenza dovrà necessariamente andare alle elezioni nel giugno del 2014, prima di essere sciolta nel giro di un anno. Lo stesso presidente Massimo Trespidi, annunciando di pensare seriamente alla ricandidatura, chiede che cosa succederà dall’elezione del nuovo presidente al pieno scioglimento degli enti. La domanda per il momento cade nel vuoto, in attesa dell’incontro di Trespidi con il neoministro Graziano Delrio, previsto per la prossima settimana a Roma.
COMUNI E COMPETENZE: Nel documento presentato oggi si dice solo che entro sei mesi dalla data in entrata in vigore della legge statale le Regioni disciplineranno con legge regionale gli enti locali. Ipotesi che non piace già da ora ai sindaci, i quali sia sul tema rifiuti e acqua sia sulle tematiche legate alla sanità non hanno mai visto di buon occhio quello che hanno definito come il “crescente centralismo” di Bologna. «Secondo me si sta navigando ancora una volta a vista – commenta il sindaco Carlo Capelli di Castelsangiovanni – che le Province sarebbero state tolte lo avevamo capito: ci vorrebbe più determinazione e chiarezza nel dire a chi andranno le competenze oggi in capo all’ente di corso Garibaldi. Altrimenti i problemi, a cascata, ricadranno ancora una volta sui Comuni».
“UNA RIFORMA COMPLESSIVA”: Intanto a Piacenza tutti i capigruppo dei partiti di maggioranza e minoranza in consiglio provinciale, uniti al presidente, si chiedono quando la riforma toccherà finalmente le tasche e il numero dei parlamentari, rimarcando come le Province occupino solo il 2 per cento della spesa pubblica complessiva. «La riforma è cominciata dall’ente che costa meno, la Provincia – dice Marco Bergonzi del Pd – si è scelto di partire da questo agnello sacrificale, lo accettiamo, ma chiediamo che sia rivista complessivamente la macchina organizzativa, a partire dal numero dei parlamentari». «Resta da capire dove si intendano recuperare quei risparmi che erano stati ipotizzati dalla spending review nell’ordine di 300 – 500 milioni a regime prima dell’abolizione – commenta Luigi Gazzola dell’Idv – il sospetto è che a mettere mano al portafogli dovranno essere ancora una volta i soliti noti, quelli che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo». Filippo Bertolini (Fratelli d’Italia) boccia l’operato del premier Letta. «Questo Governo procede ancora una volta nella direzione opposta rispetto all’interesse dei cittadini – dice – ci auspichiamo che le Province siano rinforzate». «Il Governo non conosce minimamente le problematiche dei territori – conclude Giampaolo Maloberti (Lega Nord) – non oso immaginare come finiranno le strade provinciali nel caso in cui si proceda a un accentramento regionale delle funzioni delle Province».
LA CONTROPROPOSTA: E in clima di riforme spunta anche una proposta: per il presidente Trespidi le Province potrebbero invece inglobare Prefetture e altri enti, potenziando il proprio ruolo nel territorio. «Le Prefetture sono enti ormai superati» ha detto il presidente.
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