Omicidio Casella: “Al figlio servivano soldi per riscattare una prostituta”
23 Luglio 2013 15:00
Adriano Casella aveva un disperato bisogno di denaro per riscattare la vita di una prostituta e pur di ottenerlo è stato disposto a sacrificare la vita del padre: a chiarire lo scenario e il terreno umano in cui ha avuto luogo il delitto del 78enne Francesco Casella è stato il procuratore Salvatore Cappelleri che, oggi pomeriggio, insieme al pubblico ministero Ornella Chicca e al comandante della stazione dei carabinieri di Fiorenzuola Emanuele Leuzzi, ha incontrato i giornalisti per fornire nuovi dettagli sul macabro ritrovamento del cadavere del pensionato, ucciso con un colpo di pistola utilizzata per la macellazione degli animali e rinvenuto giovedì scorso tra i boschi di San Michele di Morfasso.
Il giallo, ha spiegato il procuratore, ha avuto origine da una precedente vicenda giudiziaria che ha condotto gli investigatori sulle tracce dell’assassino: oltre un mese fa, infatti, Adriano Casella si era rivolto alla propria banca per ottenere un prestito di 15.000 euro. Una richiesta cospicua che necessitava di un finanziamento, considerato che il 36enne aveva recentemente prelevato altri 10.000 euro, lasciando il conto corrente in rosso.
I funzionari dalla banca intuirono che qualcosa non andava e avvertirono le forze dell’ordine che, a loro volta, interrogarono Adriano sul perché avesse una tale urgenza di contanti: “I soldi mi servono per riscattare una prostituta, li devo consegnare a chi la sfrutta” aveva risposto l’uomo, convinto poi dai militari a sporgere una querela per truffa verso ignoti.
Purtroppo la storia ebbe un seguito ormai noto e ben più drammatico: Adriano proseguì la sua infruttuosa ricerca di denaro e pensò di vendere alcuni attrezzi agricoli di proprietà della famiglia. Una soluzione a cui il padre probabilmente si oppose o avrebbe opposto resistenza; era dunque un ostacolo da eliminare.
Secondo la ricostruzione degli investigatori la mattina del 7 luglio l’uomo somministrò del sonnifero al genitore e poi lo uccise in cucina, nella loro casa di Sariano di Gropparello, dove il Ris di Parma ha in seguito effettuato gli accertamenti e rinvenuto l’arma del delitto.
Il corpo fu poi trasportato in cantina dove rimase per circa 48 ore: la notte tra l’8 e il 9 luglio il cadavere fu caricato sull’autovettura di Adriano, ora posta sotto sequestro, e abbandonato nel dirupo.
Sin dal principio la Procura aveva sospettato che il 78enne fosse stato ucciso prima del 9 luglio, data della presunta scomparsa dell’anziano: a fornire una testimonianza decisiva è stato l’acquirente degli attrezzi agricoli che la sera del 7 luglio aveva concluso la trattativa alla presenza di tutta la famiglia Casella, escluso Francesco. Un’assenza che aveva insospettito l’uomo, preoccupato che la vendita avvenisse senza l’autorizzazione del capofamiglia.
Adriano resta in carcere, così come stabilito ieri dal gip, con l’accusa di omicidio premeditato, aggravato da legami familiari e occultamento di cadavere ma le indagini proseguono. Resta ancora da chiarire il ruolo di altri due sospettati: una donna che avrebbe istigato l’operaio ad ammazzare il padre e una persona che lo avrebbe aiutato a liberarsi del cadavere.
NOTIZIA DELLE 7.00 – L’AUTOPSIA SU CASELLA: FATALE IL BUCO IN TESTA DA PISTOLA PER MACELLAZIONE – Raccapricciante. Un foro in fronte per un chiodo che è entrato e uscito dalla testa di Francesco Casella. Sembra essere questo l’esito dell’autopsia effettuata sulla salma di Francesco Casella a conferma di quanto emerso nei giorni scorsi. La morte del pensionato di Sariano di Gropparello sarebbe stata causata da un tipo di pistola adottato generalmente nella procedura della macellazione.
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