Neuropsichiatria infantile: un quinto degli utenti sono migranti
31 Ottobre 2014 16:46
Una fetta sempre più rilevante dei minori che sono in carico ai servizi di Neuropsichiatria infantile è oggi rappresentata dai migranti: i bambini e gli adolescenti non italiani sono oltre un quinto del totale, in costante aumento. Se si fa riferimento ai servizi sociali comunali, la quota sale addirittura al 60 per cento. Di fronte a questo scenario in continuo cambiamento, il dipartimento di Salute mentale dell’Ausl di Piacenza ha intrapreso alcuni anni fa un percorso per rispondere al meglio a esigenze diverse e offrire un aiuto clinico mirato, fruibile e sostenibile.
Il modello seguito è quello della scuola parigina di Marie Rose Moro, una dei massimi esperti europei sul tema, ieri ospite alla sala dei Teatini proprio per due giorni di workshop che hanno consentito agli operatori sanitari e dei servizi sociali di fare il punto su quanto finora sperimentato sul campo.
“Si è trattato – spiega Giuliano Limonta, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Ausl di Piacenza – di un vero e proprio confronto operativo, per misurare l’efficacia clinica degli interventi”.
Tra le novità più interessanti del modello clinico è da rilevare l’utilizzo del mediatore culturale: “Non è più – evidenzia Limonta – solo il traduttore linguistico ma un vero e proprio operatore, appositamente formato, che costituisce parte integrante dell’equipe”. La Neuropsichiatria infantile ha a disposizione oggi una quindicina di queste nuove figure.
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