Nadia “attaccata” a una macchina torna a vivere grazie alla sorella
13 Novembre 2014 18:18
Renata ha 54 anni, Nadia 57. Sono sorelle, entrambe piacentine, la prima vive a Fiorenzuola, l’altra a Fidenza. A unirle non c’è solo lo stesso sangue ma, dal 2009, anche un dono straordinario: un rene. Renata ha donato il proprio organo a Nadia, costretta a continue sedute di dialisi. Tutto è iniziato quando Nadia era ancora nella culla. A 9 mesi la prima infezione urinaria, poi inizia un vero e proprio calvario, con cistiti continue e la scoperta di una malattia congenita agli ureteri. Nel frattempo Nadia viene anche colpita da una grave forma di ipertensione. Un primo intervento chirurgico le restituisce una parvenza di vita normale, ma dopo una quindicina di anni le condizioni di salute peggiorano drasticamente e costringono la 57enne ad affidarsi alla dialisi peritoneale e successivamente all’emodialisi. Sono anni di inferno e disperazione. Il sorriso sparisce, la voglia di lottare anche, i progetti per il futuro sembrano irrealizzabili. Poi, un giorno, si accende una luce.
Quella luce è Renata, la sorella minore, intenzionata a donare il rene a Nadia. Non vuole sentire storie, nonostante le resistenze della sorella, prende informazioni dai medici e si impone con caparbia e determinazione. “Voglio dire a tutti che donare è una cosa straordinaria – ha spiegato Renata ai microfoni di Telelibertà – se tornassi indietro lo rifarei senza timori perché quando mi hanno detto che mia sorella stava bene e che il rene era compatibile ho toccato il cielo con un dito. Senza un rene si vive bene, senza alcun problema o conseguenza. Sono tornata alla vita normale di tutti i giorni in brevissimo tempo e sto molto meglio di prima perché ho più energia e mi sento più forte. L’idea di essere stata utile e di aver fatto una così bella mi gratifica e mi fa sentire importante. Non avrei mai permesso che mia sorella continuasse a vivere così – ha aggiunto Renata – non volevo perdere mia sorella né vederla prigioniera di una macchina”.
Per Nadia accettare il “dono” non è stato per nulla semplice. “All’inizio ho fatto molte resistenza – racconta – e mi sono opposta con tutte le mie forze perché non volevo che mia sorella stesse male e vivesse quello che stavo passando io. Continuavo a ripetermi: sto già male io non voglio che stiamo male in due. Con l’aiuto di una psicologa e dei medici ho capito che Renata non rischiava niente e che per lei era importante fare questa cosa e così ho ceduto ed ora sono molto felice”. Le due sorelle sono state seguite e sostenute durante tutto il percorso da Aido, associazione per la donazione di organi e tessuti che da anni si impegna nella sensibilizzazione sul tema.
“Siamo rinate un’altra volta, è come se adesso fossimo gemelle” – ha concluso Renata.
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