Mercatone Uno, lavoratori: “Svuota tutto, i dipendenti li butto”
01 Aprile 2015 12:26
“Viviamo nell’incertezza, non sappiamo cosa succederà”. C’è grande preoccupazione tra i lavoratori del Mercatone Uno di Fiorenzuola che questa mattina, insieme ai sindacalisti, hanno incontrato il sindaco e il vicesindaco del capoluogo valdardese per chiedere supporto in questa situazione di difficoltà, l’ennesima del mondo del lavoro piacentino. Mentre all’interno del negozio prosegue la vendita promozionale, all’esterno campeggia lo striscione di protesta: “Svuota tutto. I dipendenti li butto”. Molti sono impiegati nella struttura da 15 anni, mariti e mogli insieme. “Non sappiamo neanche cosa rispondere ai parenti e ai figli che ci chiedono se e quando il negozio chiuderà. Non sappiamo niente del nostro futuro”. Il sindaco Giovanni Compiani e il vicesindaco Giuseppe Brusamonti hanno garantito l’impegno dell’amministrazione e hanno coinvolto anche il consigliere regionale Gianluigi Molinari. Il primo cittadino ha informato i lavoratori delle due offerte ricevute dalla proprietà della struttura che attualmente ospita Mercatone Uno. Si tratta di una catena alimentare che necessita di un’ampia superficie di vendita e di un negozio orientale che però, generalmente, non impiega personale locale. La prima via dunque sembrerebbe quella più percorribile per salvare il posto ai trenta lavoratori ma la destinazione dell’immobile, al momento, non è alimentare, quindi i tempi si allungano e la variante deve passare al vaglio del consiglio comunale. “Abbiamo chiesto al comune di cercare un’alternativa su tutto il territorio comunale’ dicono i sindacalisti Giuliano Zuavi di Cgil, Francesca Benedetti della Cisl e Pino De Rosa di Ugl. L’altro punto vendita del Piacentino è quello di Rottofreno che non rientrerebbe tra le possibili chiusure.
La scia delle strutture commerciali che optano per la chiusura si allunga ulteriormente, è di oggi la notizia che anche il supermercato Carrefour di via Atleti Azzurri d’Italia abbasserà la saracinesca il 24 aprile. “Il 31 marzo abbiamo avuto il primo incontro formale dopo la comunicazione della chiusura – riferisce Giuliano Zuavi di Cgil – l’azienda si è resa disponibile ad un eventuale accordo di mobilità ma il punto centrale ora è la discussione sulle possibili ricollocazioni su territori che vanno da Lodi, Pavia e Cremona”.
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