Viticoltori, Coldiretti protesta: “Cento giorni all’anno per la burocrazia”
28 Luglio 2015 13:23
Per arrivare dalla vigna ad una bottiglia di vino, occorrono più di 70 pratiche burocratiche da presentare a oltre 20 diversi soggetti istituzionali per un mole di tempo che impegna il vitivinicoltore in media 100 giornate all’anno. La denuncia è di Coldiretti Piacenza che in vista della prossima vendemmia ha partecipato a Firenze ad un incontro interregionale di Coldiretti (Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria) sul problema della burocrazia che sottrae ai produttori tempo e risorse per adempiere ad una serie di pratiche che si ripetono e si moltiplicano quasi all’infinito per presentare ad enti diversi una gran quantità di documentazione quasi sempre uguale a se stessa.
“Chi produce vino deve fare i conti, spiega Dario Panelli, responsabile del settore vitivinicolo per Coldiretti Piacenza, con più di mille norme per un totale di oltre 4.000 pagine tra leggi, decreti, direttive, regolamenti, circolari, delibere nazionali e regionali. Insomma, una situazione insostenibile per un settore che a Piacenza ha prodotto nel 2014, 24 milioni di bottiglie di vino Doc per un valore di oltre 50 milioni di euro.”
Per ridurre l’impatto burocratico, Coldiretti ha presentato una serie di proposte confluite nel testo Unico in discussione in Parlamento che vanno dall’adozione di un sistema informatico unico alla razionalizzazione delle attività di controllo nei vigneti e nelle cantine, dalla revisione del sistema ci certificazione e controllo, con l’introduzione dell’analisi dei rischi, alla revisione ed al coordinamento del sistema sanzionatorio, oltre alla creazione di uno sportello unico per l’export del vino. L’attuazione delle proposte eliminerà almeno 40 tra adempimenti e registri e ridurrà del 50% il tempo dedicato alle scartoffie.
“Le proposte di Coldiretti per il testo Unico, aggiunge Tiziano Bargazzi, presidente di sezione di Vernasca e produttore di vino, rappresentano un primo passo concreto verso il miglioramento di una situazione che negli anni è diventata patologica, con l’incremento di adempimenti e procedure. Si punta infatti a ridurre il tempo che ogni produttore dedica alla burocrazia, oltre che a risparmiare i costi di tali appesantimenti che attualmente sono a carico di noi produttori e della pubblica amministrazione, il tutto senza compromettere l’efficacia delle attività di controllo che dà maggiori garanzie al consumatore e fa valere sul mercato la migliore qualità del prodotto italiano.”
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