Sant’Antonio alluvionata, la rabbia: “Non ci hanno avvertiti né aiutati”
21 Settembre 2015 13:05
La furia del Trebbia il 14 settembre si è abbattuta anche su Sant’Antonio. Residenti e aziende a distanza di sette giorni sono ancora alla prese con la conta dei danni e con la sistemazione di quanto portato via o danneggiato dalle acque del fiume. “Eravamo invasi dal fango – spiegano le famiglie Rossi e Fiorani, che da mezzo secolo abitano la tenuta di strada Rio Chiappone, a pochi metri da via Einaudi – e abbiamo visto automobili, mezzi agricoli, mobili e quant’altro spazzato via o danneggiato. In tanti anni non si era mai verificata una situazione simile, addirittura è stato abbattuto un muro di cinta. Il fatto più grave, paura a parte, è che non siamo stati avvertiti da nessuno, altrimenti avremmo potuto salvare molto di ciò che invece è andato perso: siamo stati ignorati e abbandonati dalle istituzioni, è inaccettabile”.
Stessa posizione per le ditte che operano sotto il cavalcavia. “Tutto quello che si trovava al di sotto dei 30 centimetri è da buttare, la nostra attività – riferiscono i responsabili – è pesantemente penalizzata. I computer sono saltati, avevamo commesse pronte per essere consegnate che sono state rovinate, da una settimana non facciamo altro che pulire. E pensare che a luglio il Comune e la Protezione civile avevano chiesto i numeri di telefono di coloro da avvertire in casi simili: quando è stato il momento, però, nessuno ci ha chiamati. Eravamo imprigionati in magazzino, non osiamo immaginare se ci fosse stato un disabile in carrozzina cose si sarebbe potuto salvare”.
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